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Cronaca
10.05.2020 - 18:290

Pronti via, piove sul bagnato. "Riapriamo e ci sarà una settimana di pioggia...". Niente turismo estero, pochi posti, più costi: tutti i dubbi della ristorazione

Francesco Iadonisi: "Se guardassi solamente al lato economico, direi che non vale la pena riaprire. Però il lavoro è la nostra passione, e che alternative ci sarebbero? Speriamo nella meteo, negli svizzeri e che i ticinesi non tornino in Italia"

LUGANO – Ci si mette anche la meteo a ostacolare i ristoratori. “Guardi che previsioni per la prossima settimana, avevamo lavorato pensando di poter far stare i nostri ospiti anche fuori”, ci dice, interpellato a poche ore dalla fine della chiusura obbligata, Francesco Iadonisi, responsabile di una quindicina di locali (gli Spaghetti Store, oltre alla Olimpia con Sassi, alla Braceria Elvetica e al Grotto Rossi, solo per citarne alcuno).

È nel pieno dei preparativi, che durano comunque già da tre settimane, quando lo raggiungiamo. “Pensavamo che dopo tutto questo sole, il bel tempo durasse, invece il buon Dio ci ha castigati ancora una volta: cominceremo con la pioggia. Dunque saremo molto stretti coi posti interni, dato che il 50% sono stati tolti per rispettare il distanziamento sociale”.

La vostra idea è dunque di sfruttare, ovviamente, lo spazio esterno, giusto?

“Sì, la Città di Lugano ci ha dato una mano, con la possibilità di avere del terreno in più. Ma guardi la meteo…”

Piove sul bagnato, dunque, si potrebbe dire. Parlava di 50% dei posti persi a causa delle distanze da rispettare?

“In alcuni locali il 40%, in altri il 50%. È difficile, in termini economici non sta in piedi. Ma al momento non lavoreremo a personale ridotto. Pensando all’estate e al bel tempo possiamo combattere i problemi, avendo tanti posti. A preoccuparmi è poi quando non si potrà star fuori o se arrivasse un’estate di brutto tempo. Non avremmo compensato, ma ci saremmo difesi”.

E a livello di offerte e di menù, avete cambiato qualcosa?

“In questo periodo di stop ci siamo organizzati col ristorante a casa, consegnando il cibo direttamente a casa, e col take away. Queste possibilità continueranno, ci aiutiamo a avvicinarci alla cifra di affari che perderemo con la ristorazione. Va detto che il delivery comporta altre spese, pensiamo ai fattorini, al package, al tempo che serve per consegnare. Che tra l’altro da domani, con le strade più intasate, aumenterà, mentre sinora con poco traffico anche recarsi da Lugano a Mendrisio era abbastanza veloce. La situazione, ripeto, è grave. Per alcuni esercizi alzeremo un po’ i prezzi per controbattere le spese maggiori e per rientrare nei costi, dato che i collaboratori vanno pagati: arriviamo fino al 10% di rincaro in qualche occasione, non di più. Non è colpa nostra, però se la meteo non aiuta, siamo davvero messi male”.

Dunque le pongo una domanda secca: vale la pena riaprire, in queste condizioni?

“Economicamente, no. Visto che chi fa questo mestiere lo fa per passione e vuole dare l’accoglienza agli ospiti, sì. Ripeto, se facciamo i meri calcoli, no. Ma d’altronde, che alternativa abbiamo? Chiudiamo tutto? Potrei non aprire, però se ho scelto questo mestiere è perché credo in ciò che faccio. Magari abbiamo bel tempo, magari arrivano turisti svizzeri, magari i ticinesi non andranno più in Italia come prima e verranno da noi…”

La mancanza del turismo estero quanto incide?

“Dipende dai locali. Se parliamo del centro di Lugano, secondo me significa anche un buon 40%”.

Ha parlato con clienti abituali? Com’è l’aria che tira, torneranno subito?

“Quello su cui bisogna lavorare è dar loro fiducia e sicurezza. Chi viene da noi deve essere certo che ciò che portiamo in tavola è veramente incontaminato e che chi lavora ha tutte le misure di protezione. Abbiamo strutturato i ristoranti con tipologie di operatori, qualcuno che pulisce le sostanze, qualcuno le porta, qualcuno incassa. Una volta un cameriere faceva tutti questi compiti, ora ne servono tre per lo stesso lavoro: oltre a incassare meno, i costi del personale salgono!”

Lei e i suoi dipendenti non temete un eventuale contagio?

“Lavoreremo con mascherine e guanti, dunque decisamente no”.

Abbiamo toccato tanti aspetti negativi, proviamo a trovarne uno positivo?

“(ci pensa, ndr). L’unico aspetto positivo è che per qualcuno che crede in ciò che fa star fermo per due mesi è dura. Chi come noi crede nel ristorante come casa, come passione, come il suo tutto, ha sofferto. Quindi siamo contenti di ritornare, a prescindere da tutto”.

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