Ma qualcosa ci ha colpito e dato uno spunto di riflessione. È l’intervento ieri di Selvaggia Lucarelli, che, piaccia o non piaccia, è sempre ficcante (sul caso Noemi, si era chiesta come mai una ragazzina potesse uscire con un ragazzo che aveva subito tre Tso, per esempio: un argomento scomodo). La sua critica è stata rivolta alla madre della ragazzina: tuo ex spara in faccia a tua figlia quindicenne, l'ammazza e tu trovi il tempo e la voglia di scrivere anatemi su Facebook e rilasciare interviste a Mattino 5. E allora penso ai genitori di Yara. Mai una frase ad effetto a favore di telecamera, mai un'intervista, mai una parola rabbiosa nei confronti dell'assassino della figlia. Solo poche parole limpide e piene d'amore per la figlia, che il papà pronunciò in aula (e solo in aula), ben 5 anni dopo la morte di Yara, nel 2015: "Era il collante, il sale della nostra famiglia, ogni cosa la faceva con una capriola, una giravolta. Era sempre allegra e sorridente: era il prezzemolo della nostra famiglia, Yara era la mascotte di casa". Ecco, i figli si amano anche così. Anche dopo. Avendo cura del loro ricordo, rifiutando l'idea che sulla loro faccia finisca la banda "esclusiva". E scusate, ma tra annunci di confessioni del figlio annunciate in diretta, sceneggiate pugliesi, madri che si sfogano su Facebook col corpo della figlia ancora caldo, in questi giorni l'umanità mi fa più orrore del solito”.