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22.12.2016 - 20:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La canapa sotto l'albero di Natale. «Basta moralismi e pregiudizi, ecco i vantaggi della regolamentazione»

Il CIRCA è pronto a presentare una mozione per un progetto pilota, convinto che la regolamentazione possa tutelare i maggiorenni, aiutare la giustizia e creare anche 300 posti di lavoro

BELLINZONA - L'interrogazione firmata da 34 granconsiglieri di molti schieramenti politici ha aperto una nuova pagina nella storia del Ticino e della canapa. Ne è convinto il Comitato interpartitico per la regolamentazione della cannabis (CIRCA), che ha intenzione, se non arriverà nei termini previsti (ovvero entro il giorno di Natale) una risposta dal Governo, di presentare una mozione. La richiesta sarebbe di istituire una commissione ad hoc, per proporre un progetto pilota della durata di 3-5 anni per la regolamentazione della canapa. «Tramite un sistema di licenze si definirebbe in modo semplice e trasparente chi, in quali circostanze e in che misura, avrebbe la possibilità di coltivare, vendere e far uso di canapa. Brevemente, i consumatori dovrebbero essere maggiorenni e residenti in Canton Ticino, ciò che eviterebbe il fenomeno del turismo della canapa (come invece avviene in Olanda e negli USA). La produzione potrebbe essere affidata, ad esempio, ai contadini di montagna; la vendita avverrebbe invece nei Cannabis social club (CSC), dei negozi dall’aspetto neutro e situati lontani da luoghi sensibili (come scuole, chiese, etc.) che dovranno occuparsi di registrare i propri clienti e verificare che tutti i requisiti siano adempiuti prima di procedere alla vendita», si legge nel testo inviato dal CIRCA in redazione. E dato che i CSC sono enti no profit, una parte degli introiti potrebbe essere usata per migliorare la prevenzione e la repressione e per progetti di utilità pubblica. Secondo il CIRCA, le decisioni in merito al tema canapa devono essere presi ascoltando il parere di esperti, non «sulla base di pregiudizi e moralismi". Anzi, l’Accademia delle dipendenze, un panel composto da un centinaio tra i massimi esperti di sostanze psicoattive provenienti da tutto il Paese, suggerì di seguire “la via di mezzo”, la Commissione federale per le questioni relative alla droga (CFQD) disse che il proibizionismo ostacolava la prevenzione, ed anche il Consiglio federale disse al Parlamento di regolamentare la questione. Sono passati dagli eventi citati più di dieci anni, e nessuno ha fatto nulla, mentre alcuni cantoni stanno prendendo iniziative. Secondo il CIRCA, una regolamentazione avrebbe diversi vantaggi, dal «tutelare maggiormente i minorenni (ad es. miglioramento prevenzione, target primario di forze dell’ordine e giustizia)» al «facilitare, valorizzare e ottimizzare l’operato di giustizia e forze dell’ordine (ad es. luoghi di produzione e vendita conosciuti dalle autorità, più risorse per combattere le droghe pesanti, protezione mirata dei minorenni)», da «infierire un duro colpo al crimine organizzato (ad es. spostamento dei lauti proventi della canapa nei conti dello Stato e di cittadini laboriosi e integrati)» a «creare posti di lavoro e entrate per lo Stato (nel solo Canton Ticino le stime parlano di un potenziale di 318 posti di lavoro diretti e 1’275 indiretti; 7-9 milioni di franchi per le assicurazioni sociali e 15-21 milioni per l’erario)». Il Comitato fa sul serio, ha anche intenzione di valutare eventuali sinergie a livello federale. Babbo Natale, insomma, porterà, in un modo o nell'altro, il tema canapa sotto l'albero della politica ticinese.
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