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07.04.2017 - 12:120
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Pronzini, "le misure sul mercato del lavoro funzionano? Voglio una valutazione indipendente che risponda a questa domanda"

In una mozione, il deputato MPS sottolinea come il Ticino abbia più CNL degli altri Cantoni ma stipendi più bassi, come ci siano dubbi sui corsi occupazionali e infine come le informazioni siano diminuite

BELLINZONA – Nel settembre scorso, il DFE di Christian Vitta presentava delle misure per migliorare il mercato del lavoro. Sono efficaci? Quanto hanno influito in positivo? Matteo Pronzini è convinto che i numeri non dicano tutto, e dunque con una mozione chiede quattro misure di controllo:

"1. che tutte le misure adottate nell’ambito del mercato del lavoro vengano sottoposte a una valutazione indipendente.
2. che questa valutazione indipendente  tenga conto anche del rapporto fra costi ed efficacia ( con la definizione di criteri precisi)  e del rispetto delle disposizioni federali in materia
3. che vengano messe a disposizione del pubblico tutte le informazioni necessarie a valutare l’efficacia anche a lungo termine di tali misure. 
4. che vengano raccolte in modo anonimo (per evitare pressioni psicologiche) anche le opinioni dei destinatari di tali misure”

Le richieste sono la conclusione di un lungo testo che è un’analisi spietata del mercato del lavoro e di che cosa non va in esso. Non solo i tassi di disoccupazione ILO e di sottoccupati, oltre che delle persone in assistenza: i salari, per esempio. “Il Ticino è il cantone con il maggior numero di CNL, più di tutti gli altri cantoni messi assieme, eppure questi non hanno evitato che i salari scendessero in numerosi settori”, scrive Pronzini, sottolineando l’impegno del Governo in questo senso. “Non si capisce neppure perché la maggior parte di questi CNL prevedono salari minimi inferiori a quelli che lo stesso Consiglio doi Stato definisce come salari dignitosi e cioè 4’000 franchi per 12 mensilità. Addirittura ora si parla di un salario minimo di 2’872 franchi mensili basato sull'assistenza sociale per l’applicazione dell’iniziativa “Salviamo il lavoro” che avrebbe come conseguenza un ulteriore abbassamento del livello salariale, in un cantone dove già il tasso di rischio di povertà è doppio rispetto alla media nazionale”.

Il deputato MPS punta il dito anche contro i programmi occupazionali, su cui sollevavano dubbi anche cinque colleghi di UDC e Lega.” Le “misure attive” nell’ambito del mercato del lavoro vengono valutate dall’Ufficio misure attive, che fa parte della Sezione del lavoro, e questa non può certo essere considerata una valutazione indipendente e obiettiva”, fa notare Pronzini, mentre già da anni alcuni disoccupati si lamentano col DFE dei programmi.

La campagna definita “Più opportunità per tutti” è stata un successo, come dicono i dati ufficiali?  “Dai Rapporti di attività della Sezione del lavoro emerge che se nel 2015 ogni consulente si occupava in media di 102 persone in cerca di impiego e aveva 3,39 posti vacanti da offrire, mentre nel 2016 la media era di 100 persone per consulente e 4,58 posti di lavoro da offrire. Quindi anche se vi è stata effettivamente un aumento dei posti vacanti annunciati agli URC, il miglioramento risulta risibile dal punto di vista delle possibilità di trovare impiego”, scrive il sindacalista.

Inoltre, il DFE desiderava combattere le aziende fittizie, per migliorare la concorrenza interna. “Se si pensa che lo stesso cantone ha affidato e prorogato un mandato a un’impresa senza dipendenti e senza esperienza come la Argo 1 che in più proponeva tariffe nettamente più basse delle altre aziende di sicurezza senza neppure verificare il rispetto del CCL, è facile che capire che il vantato ’”approccio, strutturato e coordinato” e la “collaborazione interdipartimentale” non hanno funzionato”, osserva, quasi con sarcasmo, Pronzini.

Come se non bastasse, “sono diminuite le informazioni a disposizione del pubblico e dei media che vogliono farsi un’idea dei risultati di tali misure”: per esempio, sull’assistenza sociale, sulle persone che arrivano a fine diritto sul totale di persone che hanno aperto un termine quadro per la riscossione di indennità, sul numero medio di reiscrizioni sul totale di persone il cui dossier è stato chiuso negli ultimi 4 mesi e sul numero di entrate in disoccupazione di lunga durata sul totale dei disoccupati. Al tutto va aggiunta la leggerezza nell’assegnare a volte i mandati, come visto dal caso Argo.

E allora Pronzini chiede una valutazione indipendente, per capire cosa davvero sta aiutando il mondo del lavoro e cosa, invece, si sta rivelando inutile.
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