I membri, oltre a ricapitolare quanto fatto e aver riproposto un quadro della situazione ticinese (sottolineando che, se un tempo i frontalieri lavoravano nel settore primario, ora occupano molti posti nel terziario, lavori che di certo i ticinesi non disdegnano: la spiegazione può essere solo la corsa al ribasso delle paghe), ha anche stilato un bilancio di questi mesi. I membri ritengono che gli atti presentati possano essere utili, ma ancora una volta accusano il Governo: “la Commissione speciale non può esimersi dall’esprimere la propria delusione riguardo alla scarsa proattività del Consiglio di Stato, malgrado le promesse fatte a suo tempo davanti al plenum del Parlamento. Se, da un lato, la Commissione ha potuto beneficiare di informazioni precise e puntuali da parte di diversi servizi dell’Amministrazione cantonale e di utili scambi con i Coordinatori dipartimentali su vari aspetti delle attività dei singoli Dipartimenti che riguardano i temi sollevati dall’iniziativa popolare, non risulta, d’altro lato, che il Consiglio di Stato quale organo collegiale cui compete il governo di questo Cantone abbia intrapreso misure concrete o si sia assunto specifici compiti o responsabilità ai fini dell’attuazione del volere popolare, al di là del mantenimento di quanto già in essere. Al riguardo, sembra mancare una visone prospettica da parte dell’Esecutivo”, è la dura accusa.