Partiamo dai docenti: per prima cosa, contesta il fatto che Pelli aveva parlato della necessità di corsi per docenti per saper insegnare la civica, perché si tratterebbe di fatto di una modifica solo organizzativa. “Quello che Pelli ha chiamato in tono negativo «establishment scolastico» sta dicendo chiaramente che questa modifica organizzativa non aiuta, anzi rende le cose più difficili. Curioso che ciò venga vissuto come un fastidio”, scrive, e chiede se ci si sentirebbe infastiditi da critiche di altre categorie di lavoratori (cita, tanto per fare degli esempi, infermieri, avvocati, contadini e anche municipali) verso nuove organizzazioni del loro modo di svolgere la professione. “A me non pare. Per questo il fastidio di Fulvio Pelli mi pare poco appropriato, a meno di voler considerare gli insegnanti e i direttori scolastici dei semplici esecutori, magari poi raccontando al contempo che una volta sì che i maestri erano dei punti di riferimento, quindi l’esatto contrario di chi esegue e sta zitto. Il mondo della scuola ha il diritto di dire sulla scuola stessa quel che pensa, democraticamente e naturalmente in maniera adeguata; a decidere saranno comunque poi i cittadini. Se democrazia e dibattito infastidiscono, beh il problema allora mi pare sia altrove”, conclude Bertoli.