“Ovviamente abbiamo un’opinione molto diversa, mi sembra chiaro. La questione è che non neghiamo che ci siano questi problemi sul mercato del lavoro, ci stiamo lavorando e crediamo che si sta agendo in modo corretto. Siamo consapevoli che se il Cantone ha dovuto introdurre i contratti normali di lavoro in vigore vuol dire che qualche problema a livello di pressione sui salari c’è, e sono constatati e concreti. Essi però toccano solo circa il 10% dei lavoratori in Ticino. C’è una pressione generale, in particolare vediamo una terziarizzazione del frontalierato che presenta aspetti problematici. Non pensiamo in ogni caso che la chiusura sia la soluzione. Il famoso secondo franco si ottiene grazie agli scambi con l’Europa, in particolare, e bisogna cercare di fare una valutazione complessiva della situazione. Ciò che sta facendo il Consiglio Federale, e attendiamo di vedere come vuole impostare i rapporti con l’UE, è per me giusto”.