“Ho sempre interpretato la politica come servizio al paese. Il nostro partito si è confrontato in questi mesi sul tema della giustizia, cercando di capire quali sono le necessità e le criticità. Ce ne sono parecchie, la criminalità non è la stessa di 20, 30 o 40 anni fa e sulla base di questo abbiamo riflettuto sulle priorità e le caratteristiche che doveva avere il Procuratore. Abbiamo constatato che c’era una scelta, il fatto stesso che la commissione di esperti, unico organo valido per il Gran Consiglio, abbia valutato tutti idonei è la conferma che si poteva fare una valutazione successiva su quelle che ritenevamo essere le priorità. Pagani, come ruolo, è a pari di Perugini, è in procura da 16 anni, si è occupato di reati di polizia, ora da 6 anni è nell’ambito delicatissimo e prioritario dei reati finanziari, rappresenta il profilo perfetto per ciò che avevamo valutato. Soprattutto puntare su di lui è un cambio generazionale, un aspetto per noi importante, perché serve un lavoro di continuità, non per pochi mesi o pochi anni, per migliorare rispetto alla situazione di oggi, pur riconoscendo tutti i meriti di John Noseda. È stato un fedele servitore delle istituzioni, ma l’evoluzione è molto rapida, pensiamo alla digitalizzazione della criminalità, ci sono problematiche nuove da affrontare con slancio diverso. Noseda ha sempre detto che il lavoro in team non era fra le sue priorità, oggi è molto importante per affrontare le sfide. Certi commenti non fanno onore ai candidati e non è un modo rispettoso delle procedure istituzionali quel che succede: in effetti il caso dell’assessment non è stato un esercizio molto convincente, ma al di là di quello resta il fatto che c’erano dei candidati validi e si è potuto scegliere con cognizione di causa”.