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09.01.2019 - 10:150

Tra rimborsi, pensioni e campagna elettorale, è già scontro a sinistra

Raoul Ghisletta sostiene che i problemi ticinesi non sono le spese illegali dei Ministri. MPS: "Ma poi lanciano un'iniziativa sulle pensioni. Che voglia di non lasciarci il monopolio!"

BELLINZONA – Altro che alleanza a sinistra! MPS e PS se le danno di santa ragione, già nei primi giorni dell’anno, a suon di opinioni. Ha cominciato Raoul Ghisletta, sabato, ha replicato il Movimento per il Socialismo.

“La lotta di classe in Ticino passa dai rimborsi forfettari illegali delle spese telefoniche del Governo? Non lo so. Sono sicuro invece che la lotta di classe avviene sui cantieri dove è in uso il caporalato, nelle economie domestiche dove si sfruttano badanti in nero, nei posti dove lavorano dipendenti sottopagati, negli immobili dove i padroni di casa aumentano del 30% l’affitto ad ogni cambio di inquilino, nella discriminazione salariale delle donne, nelle disuguaglianze sociali nella scuola, nell’emarginazione quotidiana dei vinti e dei perdenti. Questi e decine di altri casi di ingiustizie faticano purtroppo ad arrivare alle luci della ribalta, al contrario dei rimborsi spesa illegali telefonici dei membri del Governo, che tengono banco da mesi. Con tutto il rispetto, è triste per chi fa politica da sinistra”, scriveva Ghisletta.

“I parlamentari ticinesi devono tirarsi assieme e smetterla di indebolire le nostre belle istituzioni democratiche, che devono essere rafforzate e non essere continuamente indebolite rimediando figuracce davanti al popolo”.

Per poi attaccare l’MPS: “Concludo, a scanso di equivoci, che la pretesa di risarcimento di Matteo Pronzini, respinta dalla maggioranza del Parlamento, non è conforme alla legge sulla responsabilità civile degli enti pubblici e agenti pubblici (in quanto la questione è prescritta e non vi è illecito, ossia intenzionalità e colpa grave). Se la pretesa fosse stata accettata dal Parlamento, come volevano MPS e Lega, avrebbe causato al Canton Ticino un sacco di costi legali senza che lo Stato potesse riavere indietro un centesimo dai citati beneficiari di somme illegali. La pretesa avrebbe fatto in un certo senso il gioco dei beneficiari. E i contribuenti avrebbero pagato inutilmente dieci procedure legali davanti al Tribunale amministrativo cantonale (nove consiglieri di Stato, escluso Bertoli, e un cancelliere) per il periodo 2008-2018. A 15’000 franchi l’una fanno 150’000 franchi di spese legali. Quindi a perderci sarebbero nuovamente i cittadini contribuenti”.

Il Movimento di Pronzini ha replicato, piccato. “Naturalmente la polemica era rivolta, nemmeno tanto velatamente, all’MPS che è riuscito, con un solo deputato ed in pochi mesi, a mettere al centro dell’attenzione e del dibattito la questione dei rimborsi e delle pensioni dei consiglieri di Stato, tema sollevato per vent’anni da Ghisletta e del suo partito, senza che nessuno lo ascoltasse. E così, un po’ per cercare di tagliare su questo tema l’erba sotto i piedi all’MPS, ha gridato forte e chiaro che queste sono sciocchezze e che bisogna rilanciare alla grande la lotta di classe sui temi di fondo”. E Ghisletta viene attaccato per come gestisce il VPOD.

“Ma a non prendere sul serio il povero Ghisletta è stato il suo stesso partito. Nemmeno due giorni dopo queste sue dichiarazioni, il capo-senza-gruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch in una solenne dichiarazione televisiva afferma che, dopo trent’anni che nessuno lo prende sul serio, il PS è deciso a passare all’azione sulla questione delle pensioni dei consiglieri di Stato: sta studiando addirittura un’iniziativa popolare da lanciare quanto prima”, prosegue la nota.

E il motivo, a dire di chi scrive, è chiaro. “Così quello che viene denunciato come un tema di pura speculazione elettoral-politica (se agitato dall’MPS) diventa una questione talmente centrale da meritare il lancio di un’iniziativa popolare: alla faccia degli altri temi fondamentali della lotta di classe che stanno tanto a cuore a Raoul Ghisletta. Grande confusione in casa social-liberale. Ma la preoccupazione è chiara: bisogna evitare che “altri” (come ci ha chiamati, senza nominarci, il capo-senza-gruppo Durisch) continuino a sollevare e ad avere il monopolio della denuncia di questa situazione…”.

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