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30.11.2022 - 15:550
Aggiornamento: 17:38

Imposta di circolazione, l'UDC: "In futuro si rispettino sin da subito le decisioni del Popolo sovrano"

I democentristi commentano con soddisfazione il dietro front del Governo, che ha ritirato i tre decreti legislativi urgenti relativi al calcolo della tassa per il 2023 e ha deciso di applicare il testo votato

BELLINZONA  - L'UDC esulta: la notizia che il Governo ha deciso di ritirare i tre decreti urgenti in merito all'imposta di circolazione viene applaudita e si auspica che le decisioni popolari vengano rispettate sin da subito, d'ora in poi.

Il tema era andato al voto a fine dello scorso mese, con i cittadini che avevano approvato l'iniziativa del Centro (leggi qui). Il Consiglio di Stato aveva così proposto un modo per calcolare la futura imposta, basato sulla emissioni dei veicoli e col tentativo di eliminare la disparità di trattamento tra chi ha veicoli vecchi e chi ne possiede di più moderni, oltre ad un impatto finanziariamente neutro (leggi qui). L'ipotesi non era però piaciuta assolutamente al Centro (leggi qui), cui non erano andati bene anche tentativi successivi di trovare una via alternativa che provasse a accontentare tutti (leggi qui). 

Oggi, dunque, "in mancanza di una solida maggioranza all’interno delle forze parlamentari a sostegno di una delle proposte presentate", il Governo aveva preferito ritirare le sue proposte e "pocederà - di conseguenza - ad applicare il testo votato dal popolo lo scorso 30 ottobre, il quale tuttavia non tiene conto della differenziazione della formula in base al ciclo di omologazione dei veicoli e genererà per il 2023 (con la moratoria per i veicoli immatricolati prima del 2009) un gettito complessivo di 85.3 milioni di franchi" (leggi qui). 

L'UDC ha reagito con un breve comunicato alla decisione, dicendosi "soddisfatta che il Governo abbia deciso di rinunciare ai cosiddetti correttivi nell’applicazione della nuova imposta di circolazione. Grazie alla chiara posizione dell’UDC e del Centro in seno alla commissione della gestione, l’Esecutivo cantonale ha dunque fatto dietrofront
accettando finalmente la volontà espressa dai cittadini ticinesi il 30 ottobre scorso, come avrebbe dovuto fare sin dal principio".

"È auspicabile che in futuro le decisioni del Popolo sovrano siano rispettate sin da subito da
Governo e Parlamento", termina la nota.

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