Come riferisce LaRegione, il politico è stato fermato e arrestato nel giro di poche ore con l’ipotesi di reato di incendio doloso e messa in pericolo della vita altrui

Come riportato da laRegione, emergono nuovi dettagli sull’incendio scoppiato mercoledì mattina in un box-deposito di via Scairone a Melano, vicenda che coinvolge da vicino anche il Comune di Bissone. A essere al centro dell’inchiesta è il municipale Vladimiro Bernardi, eletto nella lista Lega-Udc “Per una nuova Bissone”, fermato e arrestato nel giro di poche ore con l’ipotesi di reato di incendio doloso e messa in pericolo della vita altrui. L’indagine penale è coordinata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli e, al momento, si basa su un quadro indiziario ancora in evoluzione. Il Ministero pubblico, per ora, si limita a confermare l’arresto senza fornire ulteriori dettagli.
Secondo le testimonianze raccolte da laRegione, pochi minuti prima che le fiamme si sprigionassero dal garage sarebbe stata vista arrivare l’auto del proprietario del box poi incendiato. A questo elemento si aggiunge il contesto di tensione che da tempo opponeva Bernardi all’inquilino del deposito: i rapporti sarebbero deteriorati a causa di ritardi nel pagamento dell’affitto e, nelle ultime settimane, il conflitto si sarebbe ulteriormente inasprito. Sempre stando alle informazioni citate dal giornale, il locatario avrebbe persino minacciato di incendiare l’intera palazzina; alla fine, però, l’atto che gli inquirenti considerano doloso sarebbe stato compiuto – in pieno giorno e in assenza dell’inquilino – dal proprietario stesso. Tutte ipotesi che dovranno essere verificate nel corso dell’inchiesta.
L’incendio ha generato un denso fumo che si è rapidamente propagato nella zona circostante, creando forte apprensione tra i residenti. Cinque persone sono state evacuate in via precauzionale e gli inquilini hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per alcune ore. Le tracce rinvenute sul pavimento del garage hanno rafforzato l’ipotesi di un incendio intenzionale, conducendo gli specialisti a segnalare rapidamente il caso alla magistratura, che ha poi disposto il fermo della persona sospettata.
Per la popolazione della zona è stata inoltre diramata un’allerta tramite AlertSwiss, con l’invito a chiudere porte e finestre, spegnere sistemi di ventilazione e a non avvicinarsi all’area interessata dal fumo, proprio a causa della possibile pericolosità delle esalazioni.
laRegione sottolinea anche che questo episodio non è collegato alla dura contrapposizione politica che da mesi agita il Municipio di Bissone. Dallo scorso rinnovo dei poteri comunali, nella primavera 2024, l’esecutivo è infatti attraversato da un confronto particolarmente teso: i due rappresentanti della minoranza della lista “Per una nuova Bissone” hanno presentato numerose segnalazioni e denunce su presunte irregolarità, indirizzandole alla Polizia cantonale, al Ministero pubblico e alla Sezione enti locali (Sel). Nessuna di queste iniziative, tuttavia, ha portato finora all’apertura di procedimenti amministrativi né di indagini penali, ma ha contribuito a deteriorare il clima interno.
A causa di questo “cattivo sangue” in Municipio, la Sel è intervenuta per monitorare la situazione, richiamando il Comune al dovere di garantire un funzionamento efficace delle proprie strutture a servizio dei cittadini e delle aziende di Bissone. L’autorità di vigilanza, però, ricorda laRegione, dispone di margini d’azione limitati: non può sostituirsi all’autonomia comunale, ma solo cercare di favorire il ripristino di condizioni di lavoro dignitose all’interno dell’esecutivo. L’incendio di Melano, per quanto grave e dalle possibili implicazioni penali, si colloca quindi su un piano distinto rispetto alle tensioni politiche che, da tempo, segnano la vita istituzionale di Bissone.