SANITÀ
Il DSS sugli AMI non fa marcia indietro. "Non sono a rischio e sono la soluzione migliore"
Indirettamente si risponde a Franco Celio e ai dubbi posti dalla sentenza del Tribunale Amministrativo Federale. "Sono in esercizio in strutture che non hanno fatto ricorso"

BELLINZONA – I 195 posti AMI, ovvero acuti di minore intensità, situati nelle case per anziani, non sono a rischio, nonostante la sentenza del Tribunale Amministrativo Federale abbia detto che siano fuori legge. Ieri c’è stata un’interpellanza da parte di Franco Celio, che chiede chiarimenti.

Ai microfoni di TeleTicino, il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi ha detto la sua sulla situazione. "Questi reparti AMI - in tutto 195 posti letto - non sono a rischio. Questi posti sono in esercizio nelle strutture che non hanno fatto ricorso al TAF. Dall'inizio del 2018 abbiamo alcune convenzioni con gli assicuratori malattia perché il sistema di finanziamento è conforme alla Lamal e quindi non riteniamo, anche dopo la sentenza, che questo sistema di finanziamento venga messo in discussione”, afferma.

Qualcuno ha contestato la modalità? Bianchi conferma che in effetti qualche paziente “ha contestato la fattura dell'assicurazione malattia e la sua partecipazione ai costi, facendo leva sul concetto acuto di minore intensità”, praticamente ciò che si legge anche nella sentenza.

Il DSS non ha nessuna intenzione di fare passi indietro. "Sono la soluzione migliore: sono in esercizio e hanno una base di finanziamento solida attraverso il contributo degli assicuratori malattia, certificato dalle convenzioni. Per contro, pensare di riportare questi posti letto in un settore acuto puro porrebbe dei grossi problemi di coerenza con lo studio sul fabbisogno, con i tassi di ospedalizzazione (superiori in Ticino rispetto al resto della Svizzera) e, quindi, delle incognite sulle possibilità di finanziamento".

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