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28.01.2017 - 12:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Morisoli e Pamini, «il Governo è d'accordo con Bertoli su "La scuola che verrà"»

Il Consiglio di Stato ha consigliato al Parlamento di bocciare l'iniziativa dei due esponenti di Area Liberale sulla scuola. «Ora sappiamo che l'Esecutivo ha già fatto scelte forti sul tema»

BELLINZONA - Cosa pensa il Governo in merito al futuro della scuola ticinese? Sostiene "La scuola che verrà" di Manuele Bertoli oppure è favorevole ad un'apertura all'iniziativa “La scuola che vogliamo: realista. Pluralità di istituti nell’unità educativa”, presentata da Paolo Pamini e Sergio Morisoli di Area Liberale? Con il messaggio governativo di un paio di giorni fa, i dubbi parrebbero fugati: l'Esecutivo sostiene il collega. A margine dell'intervista che ci ha rilasciato qualche giorno fa, Morisoli si diceva contento dell'approvazione dell'implementazione nella scuola di misure per aiutare i giovani talenti sportivi, poiché gli pareva un segnale verso quanto chiesto nel testo suo e del collega. Invece, in 9 mesi anziché i 18 previsti dalla legge, il Consiglio di Stato ha preso posizione, chiedendo al Parlamento di bocciare l'iniziativa. «Fino a ieri, quello che si intuiva, si speculava, si capiva e si sapeva del progetto della Scuola che verrà rientrava nella visione e nella volontà di riforma dell’On. Bertoli e dello staff del DECS che sta lavorando a tale cantiere. Il documento presentato dal Governo in risposta alla nostra iniziativa è molto importante e molto prezioso: con questo atto formale non è più solo il capo del DECS a pensarla in un certo modo ma è l’intero Governo che condivide le risposte e le posizioni di Bertoli e del DECS», scrivono in risposta, in un lungo documento, Morisoli e Pamini. «Questo salto di livello non è un dettaglio, sul lungo cammino della riforma scolastica che dovremo affrontare. In buona sostanza, ieri il Governo (e non più solo Bertoli) rispondendo alla nostra iniziativa dice sì a certe cose e chiude definitivamente la porta su altre proposte di riforma. Messo di fronte ad alcuni passaggi obbligati, o se preferite alle 35 biforcazioni di strada (tanti sono gli articoli di legge scolastica che proponiamo di cambiare), il Governo ha scelto di andare da una parte e non dall’altra. Per questo d’ora innanzi è corretto parlare del Governo e non più solo del DECS nel merito del Messaggio 7274 (quello relativo al tema scolastico, ndr)», proseguono i due. I dubbi ora sono certezze. «Se, come detto, fino a ieri si poteva rimanere nel quadro delle supposizioni su certe aperture rispetto a dei punti di riforma non tanto nel campo di Bertoli ma dell’intero Consiglio di Stato, da ieri non è più il caso. Con il Messaggio 7274 il Governo ci dice direttamente e indirettamente da che parte sta. Oggi sappiamo che sta totalmente dalla parte di Bertoli e, sostenendo i suoi rifiuti alle nostre proposte, comunica a noi iniziativisti ma anche a tutti quelli che si stanno occupando della riforma scolastica che il Governo ha già fatto delle scelte forti». Un sipario anticipato sulla discussione che dovrà toccare l'intero sistema scolastico, dunque? Probabilmente no, ma il Consiglio di Stato ha dato una prima, importante risposta sulla sua posizione.
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