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16.02.2020 - 09:460
Aggiornamento: 11:23

Interviene Zali: "Se non ci fosse stato il referendum non ci sarebbero stati i licenziamenti"

"Cari referendisti, di chi è la 'cinica porcata'?", scrive il Consigliere di Stato sulle disdette cautelative ai lavoratori dell'aeroporto. "Esse sono la prevedibile conseguenza diretta a referendum intesi a lasciare LASA senza mezzi finanziari"

di Claudio Zali*

In politica, e non solo, solitamente i toni si alzano quando mancano argomenti migliori per confutare una realtà scomoda. A questa regola non sfugge la vicenda del licenziamento degli oltre settanta dipendenti Lugano Airport (direttore e dirigenti compresi). Necessità di comunicare loro formalmente che LASA, nell’ipotesi dell’accoglimento di anche solo uno dei referendum, dichiarerà il proprio fallimento intervenuta insolvenza 30 aprile diventa, per la sottile dialettica di una certa ricatto” o addirittura una “cinica porcata”. 

Cari referendisti, alzare la voce quanto volete ma vi è un’unica semplice verità di fatto: i posti di lavoro dei dipendenti LASA coloro la cui attività è legata allo scalo erano stati almeno temporaneamente salvati dalla politica cantonale e dalla Città di Lugano. Con l’approvazione dei relativi crediti LASA veniva infatti ricapitalizzata e otteneva, inoltre, la copertura dei previsti gestione dei prossimi difficili anni, ricevendo così il tempo e la tranquillità finanziaria necessari individuare e attuare le soluzioni volte ad assicurare un futuro duraturo a questa infrastruttura strategica per l’economia del Cantone. 

Se, anziché di rilancio, siamo qui oggi a discutere di licenziamenti, chiusure, piani sociali e improbabili ricollocamenti del personale, è solo ed unicamente perché quelli che ora strillano per gli inevitabili licenziamenti hanno imbracciato l’arma del referendum per sparare ad alzo zero, in primo luogo proprio sui lavoratori. Quegli stessi lavoratori che i referendisti dichiarano, a parole, di porre al centro della loro azione politica.

Quei lavoratori che, per colmo d’ironia, contribuiscono anche a pagare lo stipendio ai referendisti - sindacalisti e che in cambio hanno ricevuto da loro una lettera di licenziamento. 

La relazione di causa ed effetto tra referendum e licenziamenti è manifesta e non può essere negata mettendosi a strepitare. Il licenziamento dei dipendenti di LASA è la prevedibile conseguenza diretta di referendum intesi a lasciare LASA senza i necessari mezzi finanziari per sopravvivere, facendo di conseguenza chiudere l’aeroporto.

Quindi, se non ci fosse stato referendum è più che certo che non ci sarebbero stati questi licenziamenti. E allora, cari referendisti, di chi è la “cinica porcata”?

*Consigliere di Stato

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