FISCALMENTE
Amaddeo: "Sul telelavoro ancora l´impasse"
Dopo le notizie circolate in merito a un possibile nuovo accordo sul tema del lavoro da casa dei frontalieri, la Docente e Ricercatrice fa il punto. "Nel dubbio si applicherebbe la legge vigente, quindi si seguirebbe la tassazione italiana"

di Francesca Amaddeo*

Giugno sta volgendo al termine e - senza alcuno stupore - nessuna nuova sul fronte telelavoro italo-svizzero tutto tace.

Sembra ormai una prassi consolidata. Anche lo scorso 1° febbraio ci si è trovati davanti ad uno scenario di incertezza normativa.

Cos’era successo? L’Accordo amichevole sottoscritto tra i due Paesi nel giugno 2020 per fronteggiare le esigenze derivanti dalla pandemia COVID-19, secondo la comunicazione fornita il 22 dicembre dello scorso anno, avrebbe cessato di avere effetto a partire, appunto, da inizio febbraio.

Nulla era dato sapere in merito agli scenari futuri. Se, infatti, sotto la vigenza di questo accordo amichevole era consentito ai lavoratori (frontalieri fiscali e non) di svolgere la propria attività da un luogo diverso rispetto a quello della sede ordinaria, predisposta dal datore di lavoro (tendenzialmente, quindi, lavorando da casa tramite l`uso di un laptop e di una rete wifi), il seguito era ignoto.

Tecnicamente, in assenza di regole ad hoc, si riprendono le disposizioni ordinarie che, nel nostro caso, si rifanno all`art. 15 della Convenzione contro le doppie imposizioni italo-svizzera (CDI I-CH). Secondo questa norma, in linea con quanto più genericamente previsto dal Modello OCSE, attribuisce la potestà impositiva allo Stato in cui l’attività viene fisicamente svolta. Nel caso del telelavoro, quindi, sembrerebbe essere lo Stato di residenza, nella specie, l’Italia.

Ecco che, a fare chiarezza - se così si può definire - una dichiarazione congiunta di Italia e Svizzera, datata 22 aprile 2023, nella quale si annuncia che l’Italia, nell’ambito del proprio iter domestico di implementazione del Nuovo Accordo sui frontalieri (2020), introdurrà nel proprio ordinamento una norma transitoria sul telelavoro per i soli frontalieri fiscali. Si tratta di una disposizione che consente lo svolgimento del telelavoro in ambito cross-border tra i due Paesi nel limite del 40%, con valenza retroattiva, quindi dal 1° febbraio scorso al 30 giugno 2023: termine - si badi bene - non prorogabile, per stessa ammissione della dichiarazione in esame.

Ci si aspettava, quindi, una qualche comunicazione in merito, onde evitare nuovamente di ricadere nell’incertezza. Invece, ecco di nuovo ripresentarsi gli stessi problemi.

Nel dubbio, ancora una volta, in assenza di norme specifiche, dal 1° luglio, si applicherebbe l’art. 15 della CDI I-CH, con la possibilità tutt’altro che remota di una tassazione in Italia per i giorni spesi in telelavoro, senza dimenticare il pericolo concreto della contestazione di una stabile organizzazione personale, per talune figure professionali più a rischio di altre.

Nel frattempo la Confederazione ha lanciato una consultazione pubblica sul telelavoro, per introdurre le opportune basi nel diritto nazionale al fine di poter tassare quelle "attività a domicilio svolta dall’estero" (da combinare con l’applicazione delle relative CDI), che nulla, però, ha a che vedere con i rapporti specifici tra Italia e Svizzera.

Anche sul fronte della sicurezza sociale, la comunità internazionale si sta muovendo, sottoscrivendo accordi congiunti e modelli per assicurare l’opportuna certezza normativa sulla tematica.

Il fenomeno del telelavoro sembra essere di gran lunga sottovalutato nei rapporti tra Svizzera ed Italia. Si tratta, come tutte le evoluzioni, di una modifica della quotidianità che richiederebbe lo stare un passo in avanti, o, quantomeno, al passo, ma non di certo - come perseveriamo a fare - un passo indietro.

*avv. dr. iur. , Docente-Ricercatrice Centro Competenze Tributarie Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale

 

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