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05.05.2024 - 08:480

Don Feliciani: la violenza tra Bibbia e Vangelo. Con un appunto su Marx

"Anche quelli che un tempo erano convinti che la violenza è la levatrice della storia hanno cambiato idea e oggi sfilano nei cortei della pace"

di Don Gianfranco Feliciani

Noi cristiani reagiamo inorriditi all’idea che si possa fare la guerra in nome di Dio. Però qualcuno obietta: ma anche la Bibbia è piena di storie di violenza attribuite al volere di Dio. Non è forse attribuito a Dio, chiamato con fierezza “il Signore degli eserciti”, l’ordine di sterminare intere città? Non è Dio che prescrive, nella Legge di Mosè, numerosi casi di pena di morte?

A queste domande, Gesù risponderebbe come un giorno rispose alla questione del divorzio, prevista dalla Legge mosaica: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così” (Matteo 19,8).

Anche a proposito della violenza e della guerra all’inizio “non fu così”. Le prime pagine della Bibbia ci presentano il mondo creato da Dio in cui regna sovrana l’armonia e dove la violenza è impensabile. Neppure per vendicare la morte di Abele è lecito uccidere (Genesi 4,15). Il genuino pensiero di Dio è espresso dal comandamento “Non uccidere” e non dalle eccezioni fatte ad esso nella Legge, che sono concessioni alla durezza del cuore e dei costumi degli uomini.

Dinanzi a tante pagine della Bibbia grondanti sangue, risulta quindi ovvio che il principio: “È scritto nella Bibbia e quindi è da credere”, diventa fuorviante e pericoloso se viene adottato in modo meccanico e letteralistico. Si cade nel fondamentalismo!

Gesù di Nazaret pronuncia un definitivo e perentorio “No” alla violenza, opponendo ad essa non semplicemente la non-violenza, ma il perdono: “Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5,43-44)).

Dopo Gesù, se ci sarà ancora violenza, essa non potrà mai più richiamarsi a Dio e avvalersi della sua autorità! Ma tutto ciò, per quanto meraviglioso sia, non è un’utopia irrealizzabile?

“La violenza – hanno detto Marx ed Engels – è la levatrice della storia”. In parte è vero: non si può negare che ordini sociali nuovi e più giusti sono risultati da guerre e rivoluzioni. Ma è vero anche il contrario: ingiustizie e mali anche peggiori sono risultati proprio da esse.

Insomma, questo stato di cose rivela il disordine di morte in cui versa il mondo: il fatto che sia necessario ricorrere alla violenza per estirpare il male! Ma continuando in questa logica l’umanità non rischia forse di andare incontro a una catastrofe senza precedenti? Il rischio mortale è sotto gli occhi di tutti.

Anche quelli che un tempo erano convinti che la violenza è la levatrice della storia hanno cambiato idea e oggi sfilano nei cortei della pace. “Per la durezza del vostro cuore, ma all’inizio non fu così”. Dio ha per tutti i suoi figli solo progetti di pace! “La pace è sempre in Dio, perché Dio è la pace” (San Nicolao della Flüe).

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