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Il Blog di Don Gianfranco
26.05.2024 - 14:280

Apparizioni e miracoli, il giro di vite della Chiesa

Don Feliciani: "Una domanda si impone: come si spiega l’attuale proliferazione di fenomeni soprannaturali, quali visioni, rivelazioni e prodigi in questa nostra società totalmente secolarizzata?"

di Don Gianfranco Feliciani *

Il Dicastero per la Dottrina della Fede, presieduto dal cardinale Fernàndez, dà una stretta al moltiplicarsi di presunte apparizioni, messaggi, pseudo miracoli, emanando le nuove norme per un più attento discernimento. D’ora in poi, in presenza di manifestazioni del genere, il Vescovo in collaborazione con il Dicastero romano procederà rapidamente a nominare una Commissione e, terminata l’istruttoria, a redigere un verbale con il suo “voto”.

Dal “Nihil obstat” (nullaosta), quando si riconosce che da un evento possono scaturire frutti spirituali, fino alla “Declaratio de non supernaturalitate” (dichiarazione di non soprannaturalità), in presenza di concrete prove di falsità. In mezzo, in caso di criticità, si possono esprimere il “Prae oculis habeatur” (occorre tenere presente), il “Curatur” (occorre avere cura di) e il “Prohibetur et obstruatur” (è vietato e bloccato). Il Documento vaticano ricorda che la Rivelazione biblica è già tutta “definitiva in Cristo”, per cui anche con il nullaosta questi fenomeni “non diventano oggetto di fede, cioè i fedeli non sono obbligati a credervi”. Una domanda si impone: come si spiega l’attuale proliferazione di fenomeni soprannaturali, quali visioni, rivelazioni e prodigi in questa nostra società totalmente secolarizzata?

Insomma, la Chiesa, soprattutto nella nostra vecchia Europa, non è più di fronte a una società religiosa, e neppure a un ateismo militante, ma a un’indifferenza radicale. Non si trova più di fronte a un Nietzsche che dice “Dio è morto”, ma a chi dice “di Dio non me ne importa nulla”.

Come mai allora questa esplosione di religiosità, sia pure strampalata? L’interrogativo interpella più che mai gli specialisti dell’animo umano, ed è un fatto innegabile come la psicologia del profondo stia riscoprendo sempre più il significato positivo della religiosità per la psiche umana!

Psicoanalisti e filosofi del calibro di Umberto Galimberti, attenti ai nuovi comportamenti, hanno chiaramente riscontrato un sintomatico rapporto tra il regresso della religiosità e il dilagare delle nevrosi caratteristiche del nostro tempo: smarrimento, solitudine, depressione, incapacità di dare un significato alla propria esistenza. E il filosofo Massimo Cacciari acutamente fa notare: “Il non-credente che pensa non crederà a un ente che lo trascende, ma deve credere al carattere trascendente della propria coscienza”.

Insomma, è la coscienza che fa male, è l’anima che piange, è il cuore che è inquieto. Mi viene in mente quella celebre frase di sant’Agostino che sta all’inizio delle sue “Confessioni”: “Signore, tu ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto fin che non si riposa in te”.

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