L'ex presidente dell'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori: "La petizione popolare è l'ultima occasione per cercare di salvaguardare ciò che rimane dell'allevamento ovicaprino"
*Di Armando Donati
Che tristezza ! Sono le uniche parole che ancora sono riuscito a pronunciare domenica scorsa al termine del documentario passato alla RSI nella rubrica Storie dal titolo "L’ultimo lupo". Sapevo che lo scorso inverno nel canton Vaud delle persone, accecate da un’ideologia perversa e da un fanatismo che inquieta, avevano cercato di ostacolare l’opera dei guardiacaccia che avevano ricevuto il mandato di uccidere dei lupi, ma la mia immaginazione non era riuscita a pensare che a capo di una tale azione ci potesse essere un allevatore di ovini, tale Fabrice, “il pastore che vuole salvare il lupo”.
E mentre scorrevano le immagini di questo gruppo di persone che affrontavano neve e freddo pur di ostacolare l’ordine che i guardiacaccia avevano ricevuto dalle autorità del loro cantone, nella mia mente scorreva un altro filmato. Quello delle foto di tanti animali da reddito predati negli ultimi vent’anni in Ticino e che diversi allevatori mi avevano inviato. Pecore che tornavano all’ovile, ancora vive quindi, con la trachea spezzata o con le interiora che fuoriuscivano dalla ferita della pancia. Capre ancora vive con metà coscia posteriore mangiata dal lupo. E i loro proprietari avevano dovuto sopprimerle poiché sul posto non c’era nessuno che lo potesse fare.
Nella mia mente scorreva anche un altro filmato: quello dei volti di tanti allevatori predati che ho incontrato o che ho sentito al telefono in questi vent’anni. Donne e uomini sofferenti, disperati, a volte anche in lacrime. Un filmato che mi porto dentro e che sarebbe bene se lo potessi condividere con altri. È mai possibile che un allevatore di ovini si metta alla testa di un gruppo di persone per ostacolare l’uccisione di un lupo che assieme al suo branco si è specializzato nella predazione di giovani bovini ? E siccome nell’inverno 2024- 2025 hanno vinto questi contestatori dell’autorità costituita, quello stesso branco nella scorsa estate ha predato altri 41 bovini.
Come potrà questo allevatore guardare negli occhi i suoi colleghi e le sue colleghe del canton Vaud, ma anche di tutta la Svizzera che continuano a soffrire e a smettere a causa dei troppi lupi presenti ? Un’attività che per loro rappresentava l’essenza della loro vita. Che tristezza ! Secondo le stime delle autorità federali per poter assicurare la presenza del lupo in Svizzera, come prescrive la Convenzione di Berna, basterebbero 12 branchi. Attualmente i branchi accertati sono 36. In Ticino ne basterebbe uno. Ce ne sono 7 mentre le coppie stabili sono almeno 4.
Gli allevatori ticinesi e le organizzazioni che li rappresentano negli scorsi anni si sono rivolti alle autorità cantonali e federali con numerosi scritti per denunciare una situazione sempre più insostenibile. Senza ottenere risultati. Avrebbero potuto anche essere molto più aggressivi. Ora da parte del Gruppo territori e alpeggi, formato da UCT, STEA, ALPA, APTdaiGP, Federazione dei consorzi di allevamento e Federazione delle condotte veterinarie, è stata lanciata una petizione popolare e il 18 ottobre vi sarà a Bellinzona una manifestazione pubblica a sostegno della pastorizia. Firmiamo e partecipiamo. È l’ultima occasione per cercare di salvaguardare ciò che rimane dell’allevamento ovicaprino in Ticino.
*ex-presidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori.