Moreno Colombo: "Una volta il PLR portava idee, ora sembra limitarsi a copiare gli slogan degli altri"

*Di Moreno Colombo
Il Consigliere nazionale PLR Simone Gianini ha provato a pungere l’UDC sostenendo che saremmo “eccessivamente entusiasti” della riduzione dei dazi USA dal 39 al 15% negoziata da Guy Parmelin. Peccato che l’idea non sia nemmeno sua: il collega Farinelli aveva già tentato la stessa trovata, definendo l’intesa con gli USA come “un accordo di sottomissione”, copiando parola per parola la terminologia che l’UDC usa – in questo caso legittimamente – per il vero accordo di sottomissione, quello con l’UE, che a differenza di quello con gli USA prevede l’adozione automatica del diritto europeo e il riconoscimento dei giudici stranieri.
Prima hanno riciclato gli slogan per attaccarci sul fronte europeo, ora li riciclano sulla politica commerciale. Il PLR un tempo importava idee (per quello l’avevo scelto!), ora sembra limitarsi a copiare gli slogan degli altri. Prima di continuare con questo cabaret politico, però, sarebbe utile una risposta semplice e chiara: il PLR preferisce i dazi al 39% o al 15%? Perché il 15% non è ideale, ma il 39% ha già bruciato ordini, margini e posti di lavoro in Svizzera. È singolare indignarsi pubblicamente, chiedere soluzioni immediate, e poi quando una soluzione arriva, lamentarsi perché – orrore! – l’ha negoziata un Consigliere federale UDC e non chi avrebbe dovuto farlo.
Capisco l’imbarazzo. Davvero. Anche perché c’è un dettaglio che al PLR crea un certo fastidio: la Presidente della Confederazione Keller-Sutter, in una telefonata con Trump, ha fatto deragliare negoziati che, si dice, potevano portarci addirittura a un dazio del 10%. E poi c’è l’altro protagonista della vicenda: il CF Ignazio Cassis. Capo Dipartimento degli affari esteri nella teoria, spettatore non pagante nella pratica. Sul dossier dei dazi non si è visto, non si è sentito, non si è percepito. Ma forse, considerata la delicatezza del momento, è stata una fortuna per tutti: meglio un Cassis invisibile che uno che complica ulteriormente la situazione e che contribuisce a svendere la nostra sovranità e indipendenza.
Mentre il PLR era impegnato tra telefonate sfortunate e assenze imbarazzanti, chi è riuscito a trovare una via d’uscita concreta? Parmelin. Con il supporto fondamentale degli imprenditori, dei negoziatori e di chi lavora davvero sui dossier, non di chi li commenta a posteriori con ironie da retrobottega. La politica, però, non dovrebbe essere un concorso di vanità tra partiti.
La domanda vera è: siamo qui per trovare soluzioni per il Paese o per arrabbiarci se la soluzione non porta il timbro del nostro colore politico? Ci saranno domande da chiarire, certo, e valutazioni da approfondire. Ma un fatto resta: una soluzione ora c’è, ed è un passo concreto per tutelare imprese, posti di lavoro e competitività. Riprendo con piacere un’affermazione di un imprenditore ed amico momò: “Ritrovare un equilibrio tra forma e sostanza, tra valori e pragmatismo, tra procedura e risultati, è oggi essenziale per mantenere la Svizzera competitiva e credibile.
Un equilibrio che richiede collaborazione, non contrapposizione, lucidità, non reazioni istintive, senso di responsabilità condiviso, non ricerca di colpevoli. "A qui dala politica coreta ga disi – par naa ai mundiaii – bisogna tirà in gol". Questo, oggi, conta. Il resto è rumore. E un po’ di invidia mal mascherata.
*Presidente sezione UDC, Morbio Inferiore