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06.11.2018 - 13:370

Cardio, il giorno dopo. "Il tempo per un accordo c'è ma bisogna fare in fretta"

Le 14'500 firme raccolte (che non sono record ma in fondo poco conta) rilanciano la discussione sul futuro dell'Ospedale del cuore. Chi vuole l'integrazione pone l'accento sulle perdite di gestione

BELLINZONA – 14'500 firme consegnate, con un enorme sostegno popolare al Cardiocentro: non è record, fa notare Matteo Quadranti, che scrive in rappresentanza dell’ Associazione “Sanità forte per tutti”, ma in fondo poco conta.

“Le firme sono uno strumento di pressione in più. Ora si tratterà di fare le cose bene perché tutti vogliono che il Cardiocentro possa continuare al meglio la sua missione, e mai nessuno l’ha messa in dubbio. Tutti concordano, anche gli iniziativisti, che la fondazione attuale deve cessare la sua attività, perché così è previsto. Ora si tratterà di vedere se si andrà verso questa formula promossa dagli iniziativisti o si troverà una soluzione concordata. Io spero ancora nella soluzione concordata anche perché i margini di manovra, a mio modo di vedere, ci sono”, ha detto Paolo Beltraminelli a La Regione. Si rilancia dunque la trattativa: il popolo ha risposto presente, e il segnale è chiaro, però si può ancora trovare un accordo. Il Ministro chiede di evitare “guerre sanitarie” e spiega che i tempi sono stretti, visto che nel 2020 qualcosa o cambierà con l’integrazione nell’EOC oppure proseguirà con l’indipendenza del Cardio.

“L’Associazione Sanità forte per tutti considera il Cardiocentro un tassello importante della sanità pubblica ticinese e in quanto tale, come gli stessi promotori della raccolta firme riconoscono, esso non potrà far altro che entrare a far parte dell’Ente Ospedaliero Cantonale se vorrà avere un futuro anche al di là della famiglia Moccetti. Questo è un dato di fatto irreversibile salvo voler violare leggi, accordi scritti e volontà vincolanti del fondatore del Cardiocentro che, lo si ripete per riconoscenza, è il Dr Zwick”, si legge nella nota firmata da Quadranti.

“Il nocciolo del problema, non è l’ubicazione o il personale operante nel Cardiocentro che rimarranno dove sono, ma come e chi dovrà gestire i milioni che transitano (entrano ed escono) da quella Fondazione. Sappiamo bene come oggi si possano raccogliere firme, con quali accenti e argomenti accattivanti e parziali soprattutto in un contesto sensibile e delicato come è quello della sanità. Se non che la Sanità è un ambito talmente importante che non merita di essere svilito da mezze verità, qualche vittimismo fuori luogo e in netta contrapposizione con l’arroganza di taluni a difesa di interessi privati sui quali si perseguita a sorvolare. Al trionfalismo degli iniziativisti per il Cardiocentro, va rammentato che non si tratta di un record”, prosegue: ma appunto, poco importa.

”L’EOC giustamente ha sempre lasciata aperta la porta delle trattative ma la Fondazione Cardiocentro, che non è proprietà privata dei suoi gestori, dovrà spiegare e lasciar verificare da enti indipendenti i propri conti e i flussi finanziari. Tanto più che con 28 milioni di perdite di gestione cumulate in 10 anni su 42 milioni di patrimonio immobiliare e mobiliare, l’EOC dovrà sapere come salvare e garantire davvero un futuro a lungo termine al Cardiocentro nell’interesse pubblico generale”, conclude Quadranti.
Ciò che più conta, è che la gente ha detto cosa vuole. Ora sta alla politica metterlo in pratica. Il tempo stringe, ma c’è.

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