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Cronaca
23.01.2017 - 21:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Con la voglia di fare, si può». Gli angeli per l'Abruzzo arrivano dal Ticino

Danilo Cau ci racconta la spedizione dei volontari ticinesi in Italia. «Abbiamo trovato gente scoraggiata e delusa, un Comune abbandonato a sé stesso. Per loro siamo stati la speranza»

BELLINZONA - I volontari ticinesi che sono andati a spalare la neve, aprendo la strada verso interi paesi, in Abruzzo, hanno commosso l'Italia e ispirato una grande solidarietà in tutto il Ticino. Danilo Cau ci ha raccontato come è nata l'idea, e le emozioni vissute da chi è sul posto.Lei dove si trova in questo momento?«Io personalmente mi trovo in Ticino e coordino il tutto da qui, mentre i volontari sono nel comune di Castelli e stanno aprendo le vie per riunire le varie frazioni isolate del paese».Come è nata l'idea di andare a dare una mano in Abruzzo?«L'idea vera e propria è venuta da Giò Palmieri. Giovedì mattina verso le 9.00 mi ha chiamato, dicendo che continuava a vedere le immagini dall'Abruzzo e che gli faceva male al cuore vedere la gente abbandonata, col terremoto che ha avuto il suo peso. Siamo tutti appassionati di spalare neve, siamo capaci di farlo dato che di solito siamo confrontati con molta neve, abbiamo i mezzi, e voleva andare sul luogo. Io sono uno che cerca, fa e trova le soluzioni e ho deciso di provarci, anche se credevo che non fosse possibile come privati andare a operare in uno stato estero. Per fortuna ho mandato il primo messaggio a una persona che si occupa di spedizioni umanitarie, da cui ho avuto il contatto di un autista che lavora in Ticino con origini abruzzesi, che conosce tutti e ha chiamato in modo capillare comune per comune per capire chi avesse bisogno. Da lì è partito tutto, a macchia d'olio è arrivata una solidarietà che ci ha sorpresi». Che situazione hanno trovati i volontari?«Al loro arrivo la situazione era caotica e difficile, con neve ammucchiata in ogni dove, poca corrente, molto traffico di veicoli. Ciò che subito è saltato all'occhio è stata la disorganizzazione. Sono arrivati la sera e non potevano addentrarsi sulle montagne e dunque hanno cominciato a sgomberare il nucleo del paese. Il giorno dopo sono partiti per aprire le vie di accesso e la situazione è cambiata: si aspettavano di peggio! C'è tanta neve, molto pesante, dunque il loro è un lavoro gravoso, ma senza intoppi, come slavine o piante cadute, e hanno proceduto abbastanza rapidamente».La popolazione come ha reagito vedendoli?«Era entusiasta del loro arrivo, hanno portato speranza! Sino a quel momento erano scoraggiati, delusi dal fatto di essere stati abbandonati. Noi stiamo lavorando direttamente per il Comune, con cui fortunatamente abbiamo trovato un contatto, altrimenti non hanno avuto aiuto né dalla protezione Civile né da altri. Non è semplice far fronte ai problemi in un paese diviso in frazione, e anche chi non era isolato ha vissuto lunghi periodo senza corrente, senza riscaldamento e senza potersi muovere. Non era facile! I nostri volontari per loro erano gli angeli venuti a salvarci, quando hanno raggiunto la prima frazione isolata è stato commovente, sono arrivate le famiglie gridando "viva la Svizzera!"». Ora nelle varie frazioni ci sono corrente, riscaldamento e le vie d'accesso sono libere?«Alcuni sono ancora isolati, la gestione dell'emergenza è molto caotica per cui non abbiamo un quadro generale completo. Ci vengono date informazioni man mano sulle strade. Ci sono ancora paesi isolate, i pompieri di Bellinzona stanno lavorando sulla frazione più in alta quota, dove ci sono perone isolate in una baita. Lì si recheranno anche le frese mese a disposizione dal Cantone, che sono partite oggi. In Ticino è partita una gara alla solidarietà. La vostra presenza è stata un grande incentivo, vero?«Sicuramente. Sono stato il primo ad avere il pensiero fisso di dare una mano, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Provando non avevamo nulla da perdere, ci eravamo immaginati solo di portare alcuni mezzi e aiutare, invece è arrivata una grande offerta di mezzi, uomini, poi vestiti, cibo. Ora anche il Cantone ha messo a disposizione dei macchinari, partiti ieri verso le 13, ringraziamo di cuore anche i colleghi camionisti e dei trasporti che continuano ad aiutarci. Tutti, ma proprio tutti, si sono messi a disposizione. In fondo, bisogna dare il là, poi viene facile. Per me gestire tutto non è semplice, sono bombardato di compiti ma che soddisfazione!».Cosa serve alla popolazione colpita? Vestiti, cibo?«Al momento potrei dire di non portare più niente, hanno vestiti e coperte a sufficienza. La gente in questo evento non ha perso le abitazioni, sono rimasti isolati perché non avevano corrente e non c'erano le vie d'accesso, quando esse saranno libere potranno tornare a casa. Dunque, vestiti non ne servono, c'era una lista di alimenti di prima necessità come latte, farina e pannolini. L'associazione ATTE di Biasca sta facendo la raccolta, doveva partire un furgone e ne hanno riempiti tre! Per ora c'è abbastanza merce, non serve più nulla. Anche le persone sono abbastanza, pur ammettendo che ogni mano in più è utile. Con una situazione simile gente in più rischia di creare problemi a livello di vitto e alloggio, non ci sono più posti a disposizione e alloggi, dunque mandiamo in Abruzzo unicamente mezzi e autisti».Avete dato o ricevuto di più in questa esperienza?«Penso che sarà un'emozione indelebile. Stiamo dando tanto, io sono allo stremo perché sono attaccato a pc e telefono giorno e notte, ho solo il rammarico di non essere potuto andare in prima persona. Un'esperienza simile, nata in pochissimo tempo, è una grande soddisfazione. Abbiamo mostrato che con la voglia di fare si riesce a smuovere le montagne in poco tempo, deve essere un monito alle associazioni e alle organizzazioni. Fatti, non parole, abbiamo mostrato che è possibile, e questa soddisfazione nessuno potrà cancellarla». Foto dal profilo Facebook di Danilo Cau
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