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Cronaca
19.12.2016 - 17:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

La rabbia di Quadri. «I frontalieri potranno anche iscriversi agli URC e... beneficiare del 9 febbraio!»

La Commissione europea propone che sia lo stato dove il frontaliere è stato attivo a dovergli pagare un'eventuale disoccupazione. «C'è una sola soluzione: disdire la libera circolazione!»

BERNA - Una nuova difficoltà si aggiunge a quelle che caratterizzano i rapporti fra Svizzera e Unione Europea. La Commissione europea ha infatti proposto che a pagare la disoccupazione ai frontalieri non sia il loro stato di residenza, bensì quello dove hanno lavorato l'ultimo anno. Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega, è sempre più convinto che l'unica soluzione sia disdire l'accordo di libera circolazione, perché i frontalieri rimasti senza lavoro potrebbero iscriversi agli URC, beneficiando dunque della neonata legge di applicazione del 9 febbraio. «Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. La partitocrazia spalancatrice di frontiere non ha fatto a tempo a tradire il popolo affossando il voto del 9 febbraio, che già i funzionarietti dell’UE ringraziavano i loro camerieri per il servizio svolto e arrivavano con un nuovo “regalo” al Ticino e alla Svizzera. Certo, perché gli svizzerotti non possono assolutamente azzardarsi a pretendere delle modifiche alla fallimentare libera circolazione delle persone. In compenso i trombati (definizione dell’industriale radikalchic Carlo De Benedetti) di Bruxelles possono cambiare le carte in tavola a piacimento. Naturalmente a nostro danno. Ecco cosa ci si guadagna a gettare la Costituzione nel water per ridursi a zerbini dell’UE!», ha commentato sul suo sito. Al di là dei costi, ovvero di oneri supplementari per Confederazione e Cantoni, Quadri vede un altro rischio. «Se otterranno la disoccupazione in Svizzera, i frontalieri si iscriveranno tutti agli Uffici regionali di collocamento. Di conseguenza, beneficeranno delle misuricchie decise a Berna nell’ambito dell’affossamento del 9 febbraio, che mirano a sostenere (?) gli iscritti all’URC, indipendentemente dalla residenza! Quindi anche i frontalieri! Ennesima dimostrazione che la preferenza indigena votata dal popolo è stata totalmente sotterrata dai lecchini bernesi dell’UE». Il Ticino, ovviamente, sarebbe fra i Cantoni più toccati. «Il direttore del DFE Christian Vitta – subito dopo che il suo partito, il PLR, a Berna ha annientato il voto del 70% dei ticinesi sul 9 febbraio – ha suonato il campanello d’allarme. “Berna deve muoversi, occorre un dibattito politico (?) all’interno della Svizzera”, ha dichiarato Vitta alla RSI. Se il buon Christian si aspetta davvero che Berna si muoverà per un problema che riguarda in prima linea il Ticino, vuol dire che crede ancora a Gesù bambino (vabbè che siamo vicini a Natale). Come abbiamo visto negli scorsi giorni, nei rapporti con l’UE Berna non ha che un motto: calare le braghe ad altezza caviglia, sempre e comunque». Quindi, a suo avviso non rimane che una soluzione. «Disdire il deleterio accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone!».
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