«Ci sono due stati che hanno fatto un accordo, il nostro obiettivo è far sì che esso vada nella direzione migliore per i lavoratori. Ma lo stesso vale per tutte le condizioni quadro, per i contratti collettivi, eccetera. Se l'astio e le parole utilizzate sui social, voglio dirlo schiettamente, venissero utilizzate dai lavoratori sul loro posto di lavoro per rivendicare condizioni migliori, anche sui contratti collettivi, si starebbe meglio. Le faccio qualche domanda: come giornalista vede sui social gente che spara astio, facendo credere di saperne più di altri? Ma sul posto di lavoro, dove hanno un interlocutore diretto, queste persone hanno fatto qualcosa per il loro contratto, hanno un salario dignitoso, delle vacanze importanti, delle protezioni del posto di lavoro? Prima di dire come risolvere un problema bisogna mostrare di essere in grado, sul proprio posto di lavoro, di essere persone in grado di autorappresentarsi. I frontalieri stessi sono in grado di unirsi per difendere i propri diritti? Vorrei far passare il messaggio positivo, il mio obiettivo non è creare frizioni fra lavoratori, anzi. Devono capire che per risolvere i problemi devono stare tutti insieme, portare soluzioni e non divisioni, diventare delegati. Noi sindacati stiamo andando in quella direzione, che lo facciano anche loro, se vogliono risolvere i problemi e non andare avanti a lamentarsi».