CRONACA
Una pratica per l'invalidità inevasa da 14 mesi, un lavoro che non si trova, la disoccupazione che finisce. Storia (quasi) ordinaria di un nuovo povero
Cresce il fenomeno anche in Ticino, a volte più vicino di quanto si crede. Il protagonista è un uomo attorno ai sessant'anni, che dopo aver dovuto ricoverare la madre in una casa per anziani è stato colpito da una fortissima depressione e ha perso il lavoro. Ora deve chiedere prestiti...
LOCARNO – C’è un Ticino, purtroppo, in difficoltà. Quello dei nuovi poveri, come li definisce qualcuno, persone che dall’oggi al domani, complici problemi personali e lavorativi, si trovano a dover passare da una vita tutto sommato tranquilla, a faticare ad arrivare alla fine del mese, addirittura a non farcela. Un fenomeno sommerso ma presente, a volte più vicino di quanto si creda.

Non sempre è facile dare la colpa a qualcuno. C’è chi inveisce coi frontalieri, per esempio. In questa storia, per esempio, non c’entrano. La lentezza del Governo, forse, del DSS in particolare, può essere la causa di tutto: lasciamo giudicare a voi lettori. Rimane la tristezza di vedere il Ticino andare in una direzione che non è di certo la migliore.

La vicenda ci giunge da un nostro lettore, di cui la redazione conosce nomi e dettagli, che ovviamente verranno modificati per garantire la privacy.

Il protagonista è un uomo attorno ai sessant’anni, una vita a lavorare come contabile, diversi posti di lavoro nel curriculum: qualche cambiamento per nuove offerte, alcune aziende che purtroppo hanno dovuto soccombere alla crisi. Lui comunque trova sempre un nuovo lavoro, fino a quando, tre anni fa, la sua vita personale cambia.

Ha vissuto sempre assieme ai genitori. Dopo la morte del padre, solamente con la mamma. La donna, ormai anziana, comincia ad avere problemi di salute: storie non nuove, che in molti stanno vivendo e in cui si riconosceranno. Il figlio cerca di garantirle le cure possibili, poi deve arrendersi e portarla in una casa per anziani.

Trovatosi solo in casa, inizia per lui un periodo durissimo. La depressione lo assale, non riesce a uscirne: aver portato l’amata mamma in una struttura è stato troppo per lui, che non aveva comunque mai avuto problemi a quei livelli. Peggiora, tanto da perdere il lavoro, perdere la vita sociale, ritrovarsi solo con la mamma anziana e senza lavoro.

Il medico decide che, oltre alla disoccupazione, è il caso di richiedere che l’uomo possa beneficiare della rendita di invalidità. Tutti i documenti vengono inviati al DSS. Sono passati un anno e due mesi, e ancora non ha ricevuto una risposta.

Nel frattempo, il periodo di disoccupazione è finito, e, data anche l’età, e considerati i problemi di salute, non ha trovato un nuovo posto di lavoro. E i soldi sono finiti. Aveva risparmiato qualcosa, nel corso della sua vita, ma l’ha speso tutto, per mantenersi e per vivere.

Ora non ha più nulla, e si trova costretto, fra vergogna e dolore, a chiedere prestiti agli amici, pochi soldi, tanto per avere

Il DSS, intanto, da 14 lunghi mesi ha la sua pratica sul tavolo. Non la respinge, ma non la accetta. Tutto tace.

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