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Cronaca
07.10.2019 - 10:000

"Bertoli, confinarlo in un museo a mo' di mummia egizia secondo te è difendere il dialetto? Dando oltretutto lavoro a funzionali socialisti"

Il Consigliere di Stato se l'era presa con Zali per un commento sul Centro di dialettologia, se il collega non aveva replicato lo ha fatto ieri il Mattino. "La nostra cultura è stata cancellata a suon di immigrazione scriteriata"

BELLINZONA – Claudio Zali non ha reagito al duro attacco del collega di Governo Manuele Bertoli in merito al dialetto. Il leghista aveva parlato di soldi spesi inutilmente per il Centro di dialettologia e per la Pinacoteca Züst, scatenando le ire del socialista, che aveva puntualizzato come la cultura non è per lazzaroni e mantenuti.

“Suona strano che un consigliere di Stato eletto sulla lista della Lega e dunque votato soprattutto dai leghisti, da coloro cioè che si definiscono ultraconservatori dei valori e identità ticinesi, consideri inutile, improduttivo un Centro che opera per la difesa e valorizzazione del dialetto e della sua storia. È un po’ come sputare nel piatto dove si sta mangiando”, aveva aggiunto.

E Zali, almeno pubblicamente, non aveva risposto. Una replica al vetriolo è arrivata ieri tramite il Mattino, in un articolo firmato dal ‘solito’ Gigi di Viganello, Partito dalla collegialità: “quelli che si sciacquano la bocca con la collegialità e starnazzano quando non viene pedissequamente osservata dagli altri... Però quando si tratta di loro valgono altre regole!”.

“Il dialetto non è roba da relegare in un museo, ma da vivere nella quotidianità. Bisogna preservare le nostre tradizioni nella realtà del territorio, non in biblioteche ed istituzioni stantìe che poi vengono “casualmente” trasformate in riserve di posti di lavoro statali per tesserati PS”, prosegue il pezzo, passando all’argomento principale. 

 “E dopo aver cancellato la nostra identità dalla realtà a suon di immigrazione scriteriata, la gauche-caviar pretende di spillare soldi per confinarla in un museo a mo' di mummia egizia; rispettivamente, in ponderosi volumi di dialettologia che nessun comune mortale mai leggerà. E questa, secondo i Sinistrati, sarebbe difesa del dialetto?”, è la domanda. 

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