CRONACA
Joseph Ratzinger é grave. Il vescovo di Lugano Alain de Raemy: "Preghiamo per lui"
La Curia accoglie l'invito di Papa Francesco. Le condizioni di Benedetto XVI erano peggiorate martedì notte

CITTÀ DEL VATICANO/LUGANO - Papa Benedetto XVI “è riuscito a riposare bene la notte scorsa ed è assolutamente lucido e vigile”. Lo ha fatto sapere oggi il portavoce vaticano, Matteo Bruni. Le condizioni di Joseph Ratzinger rimangono gravi, ma il Vaticano parla di “situazione al momento stabile. Papa Francesco ha rinnovato l’invito a pregare per lui “e ad accompagnarlo in queste ore difficili”.

Benedetto XVI ha compiuto 95 anni il 16 aprile e ha trascorso la notte sotto il controllo costante dei medici e degli infermieri nel monastero Mater Ecclesiae, all’interno dei Giardini vaticani. Le sue condizioni erano peggiorate nella notte tra martedì e mercoledì, e proprio mercoledì mattina Papa Francesco aveva chiesto ai fedeli “una preghiera speciale per il Papa emerito”.

Un invito a cui si aggiunge oggi anche il vescovo Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano.

“Al termine dell’udienza generale del 28 dicembre – si legge nella nota della Curia - Papa Francesco ha parlato del peggioramento dello stato di salute del nostro amato Papa emerito Benedetto. Ci ha invitati tutti alla preghiera per la Sua persona, "chiedendo al Signore che lo consoli, che lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa, fino alla fine”.

Voglio farmi interprete di questo invito presso tutti Voi in Ticino: ammalati, anziani, bambini, giovani, sposi, famiglie, celibi, fidanzati, seminaristi, novizi, consacrati, diaconi, sacerdoti, cattolici e appartenenti ad altre confessioni e religioni, rifugiati, prigionieri e turisti; tutti voi che attualmente Vi trovate nella nostra Diocesi.

Ritengo che non ci sia modo migliore di pregare per Lui, di essergli spiritualmente accanto, se non meditando le parole che Lui stesso ha scritto nel febbraio scorso, preparandosi proprio a questo momento della Sua vita.

Alain de Raemy cita alcuni passaggi della Lettera del Papa emerito relativa al rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato. In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: Non temere! Sono io...”.

 

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