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06.02.2022 - 16:540

Cosa lascerà Sanremo? Dalla vittoria annunciata di Mahmood e Blanco al boom di Jovanotti

'Brividi' si è presa il primo premio in un bel Festival, di cui Amadeus ha saputo essere padrone di casa garbato e mai eccessivo. Ha scelto un mix corretto tra giovani poco conosciuti, personaggi dei talent e "mostri sacri". Promozione piena!|

SANREMO – Cosa ci lascerà questo Festival di Sanremo terminato nel modo che tutti si aspettavano, con la vittoria del duo Mahmood-Blanco? Ci sono quelle vittorie, a Sanremo, che sono preannunciate e questa era di esse. Ma al di là del risultato, che come sempre può soddisfare o no, qualcosa rimarrà.

Il ricordo di un bel Festival, senza ombra di dubbio. È stata una edizione abilmente condotta da Amadeus, ormai padrone del palco dell’Ariston, mai eccessivo. Complice la necessità di far ascoltare spesso molte canzoni assieme, i ritmi non sono stati rapidi ma nemmeno biblici, come spesso accadeva. Le serate sono finite tardi ma raramente hanno dato l’impressione di trascinarsi stancamente sino all’1. C’è stata tanta musica, quello di cui aveva voglia e bisogno il pubblico dopo due anni di pandemia.

Nel corso delle puntate si sono susseguiti ospiti e conduttori capaci di trattare diversi temi. Da Drusilla Foer a Lorena Cesarini, tanto per toccare argomenti come inclusività e razzismo. E un certo clima politically correct è aleggiato per tutta la durata della settimana, una attenzione a citare le sensibilità di tutti, dall’ecologia all’abbattimento degli stereotipi di genere. Li hanno portati ospiti e cantanti. La volontà di parlare di uguaglianza c’è stata in ogni performance, da chi si è vestito genderless a chi ha regalato i fiori agli uomini.

Ma in un evento nazional popolare che deve accontentare un’ampia platea è praticamente inevitabile. Sanremo 2022 ha regalato anche tanta musica, per fortuna. C’è stato poco paternalismo, solo Fiorello è entrato a gamba tesa sul tema Covid, altri lo hanno lasciato ai margini. C’era bisogno di evasione, di ballare, di commentare abiti e performance. E questo l’Ariston ha regalato. Apprezzata anche la schietta sincerità della Sabrina nazionale: la Ferilli ha ammesso di voler portare la sua leggerezza, che in quello non c’era nulla di male e che di temi complessi avevano già parlato altri. Applausi.

Amadeus ha portato sul palco giovani quasi sconosciuti ai più, dando alla musica delle nuove generazioni una vetrina irrinunciabile, da Romano a Rkomi, da Dargen D’Amico a Yuman, da Giovanni Truppi a Tananai. Non ha rinunciato ai protagonisti dei talent di oggi e di ieri, da Sangiovanni e Aka7even sino a Emma, Noemi e Giusy Ferreri, nomi di sicuro impatto per una kermesse sanremese, come Moro e le Vibrazioni. E questa volta hanno fatto il botto, senza sentimentalismi retrò, i “mostri sacri” come Gianni Morandi, Elisa (non a caso entrambi sul podio) e Iva Zanicchi. Un bel cast, non c’è che dire, ravvivato da ospiti di grido, da Laura Pausini a Marco Mengoni, distribuiti in modo saggio nel corso delle giornate.

Il colpaccio è probabilmente stata la serata delle cover, spesso vista come un esercizio al karaoke e invece capace di far ballare, con nostalgia ma non troppa, generazioni diverse. Sono arrivati Grignani, Hunt, Arisa, Nek, Ayane, Bertè, Mannoia e soprattutto Jovanotti. Che piaccia o no, il Jova è divenuto protagonista della serata e del Festival, vincendo quasi a mano basse la gara dei vecchi successi con l’amico Morandi. A cui qualcuno certamente avrà chiesto se ama vincere facile. Ma onore a Gianni, capace di sorprendere e di andare a un passo dal trionfo finale: contro Mahmood e Blanco c’era poco da fare, era improbabile credere che 'Brividi' non avrebbe vinto Sanremo. È stato beffato al secondo posto anche da Elisa, classe che non tramonta mai, ma Morandi è certamente uno dei vincitori del Festival. Con lui, Iva Zanicchi, che non a caso si è presa una standing ovation da manuale appena ha presentato la sua canzone, e Fabrizio Moro, che porta a casa il premio legato al miglior testo.

Le canzoni hanno parlato d’amore, in varie sfaccettature. Ma resteranno serate piacevoli di musica e la testimonianza, col ritorno a Sanremo dei Maneskin, che a volte da quel palco possono partire delle vere e proprie favole. La loro vittoria, lo scorso anno, non fu annunciata come lo è stata adesso quella di Mahmood e Blanco. Però in un anno sono letteralmente esplosi, divenendo uno dei fenomeni più incredibili della musica italiana, richiesti ovunque: partiti dal suonare in strada all’arrivare a aprire i concerti dei Rolling Stones. Mahmood e Blanco, all’Eurosong, otterranno lo stesso? Difficile dirlo ora, complesso pronosticare qualcosa di altrettanto travolgente.

Per ora, teniamoci la musica. E la speranza che presto si torni davvero alla normalità del ballare assieme ai concerti.

Paola Bernasconi

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