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23.01.2017 - 10:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

I comunisti, «oltre 60 tagli su sanità e socialità in 10 anni. Votiamo no a referendum, Riforma III e Preventivo!»

Dura presa di posizione dei comunisti attraverso il loro vice-segretario. «Gli sgravi hanno indebolito le finanze cantonali. Pensavamo che dopo Masoni fosse finita la mala-politica, invece...»

BELLINZONA - Un no deciso ai tagli, così come al Preventivo e all’iniziativa parlamentare del Partito Liberale Radicale che chiede al Parlamento una “riduzione a tappe dell’imposizione fiscale degli utili delle aziende passando progressivamente dal 9% al 6,5%”. È un Partito Comunista aggressivo, determinato a farsi sentire quello che emerge dallo scritto inviatoci dal suo vice Segretario Politico Alessandro Lucchini. «Tagli e sgravi fiscali sono ormai protagonisti della scena politica cantonale da molti anni alla stregua delle politiche economiche di austerità adottate dall’Unione Europea. Tagli e sgravi fiscali sono due facce della stessa medaglia con conseguenze dirette sul peggioramento delle condizioni di vita della fasce popolari», scrive. «In Ticino da qualche decennio va di moda il mantra delle “casse vuote”. Pensavamo che con la fine dell’era Masoni e lo scoppio della crisi del 2008 fosse finita questa mala-politica, e invece la tendenza resta sempre quella di privatizzare i profitti e di socializzare le perdite». Una politica che, secondo lui, viene negata dai partiti borghesi, «mai una volta che si ammetta che è stata proprio la politica degli sgravi fiscali degli anni passati ad aver indebolito le finanze cantonali per fare regali agli amici degli amici e a un’imprenditoria a basso valore aggiunto che tiene in ostaggio lo sviluppo economico del nostro Cantone». Poi passa a qualche numero: «con la scusa delle “casse vuote” negli ultimi dieci anni la maggioranza parlamentare e il governo hanno tagliato 61 volte nel settore sanitario e sociale per 120 milioni di franchi all’anno. Ogni anno un nuovo attacco è fatto passare con la scusa della “simmetria dei sacrifici”. Alla faccia della simmetria: a pagare le presunte “casse vuote” sono state sempre le fasce più deboli della popolazione, le famiglie dei ceti popolari, i lavoratori, gli anziani e gli studenti, peraltro sempre più spesso costretti a emigrare fuori cantone una volta terminata la formazione». Dunque, per i comunisti sono scontati i tre no ai referendum, ed anche alla Riforma III delle imprese, «la quale contribuirà a svuotare le casse ancora di più, così che in futuro si potranno proporre altri tagli in un circolo vizioso che bisogna finalmente fermare». Anche all'interno delle istituzioni il PC è pronto a dire no. Ha bocciato la manovra finanziaria da 180 milioni, così come ha fatto col Preventivo. Ed ha intenzione di perseverare nel voto contrario, ancor di più alla luce dell'accordo PPD-Lega-PLR, che ha portato a inserire un ulteriore pacchetto di risparmio di 20 milioni. «È peraltro notizia di qualche giorno fa, la volontà da parte del “triciclo” partitico di effettuare altri 20 milioni di tagli. In questo modo non si fa altro che esasperare un clima di sempre maggiore instabilità sociale. Per questa ragione il nostro impegno a difesa delle fasce più deboli della popolazione deve durare anche dopo febbraio ed essere propositivo: già sin d’ora il Partito Comunista afferma di voler bocciare anche l’iniziativa parlamentare del Partito Liberale Radicale che chiede al Parlamento una “riduzione a tappe dell’imposizione fiscale degli utili delle aziende passando progressivamente dal 9% al 6,5%”. Per il Partito Comunista, ben al contrario, le casse dello Stato vanno piuttosto riempite attraverso una Tassa dei Milionari, una legge patrimoniale su scala nazionale, che colpisca le grandi fortune».
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