POLITICA
Il calciatore, la compagna, la stagista e l'ex fidanzato turco: intrecci, accuse e mezze verità nell'inchiesta per i permessi
Il 25enne di origine kosovara era già stato agli arresti domiciliari per una questione di permessi in Kosovo. L'ex stagista e il 27enne turco si rimpallano la paternità di un piano secondo loro mai messo in atto
BELLINZONA - Proseguono interrogatori e indagini in merito allo scandalo dei permessi "venduti", che ha portato dietro le sbarre sei persone ieri, tra cui un impiegato (per cui è stata chiesta la sospensione) e due ex impiegate dell'Ufficio migrazione.Il pubblico Antonio Perugini ha chiesto per i sei dalle 8 alle 12 settimane di detenzione preventiva, l'accusa invece contesta: una decisione è attesa oggi.Intanto, il puzzle di sta pian piano delineando, fra ruoli nella truffa e rapporti personali. Il 25enne di origine kosovara, titolare dell'azienda Aliu Big Team Sagl, ora in liquidazione, che forniva personale ad altre ditte di costruzione (anche la sua, in teoria, offriva servizi in quel campo, ma non ha mai partecipato a un cantiere), in particolare lavoratori provenienti da paesi al di fuori dell'UE 27/AELS, è stato per sei mesi agli arresti domiciliari in Kosovo. L'accusa? Ha sempre a che vedere con dei permessi: avrebbe falsificato due permessi svizzeri, stampati su carte di sicurezza rubate.Fra i sei arrestati, una sola persona è attualmente impiegata all'Ufficio della migrazione. Si tratta di un 28enne che, secondo indiscrezioni, sarebbe un ex calciatore del Bellinzona, ora in forza al Sementina. sarebbe entrato nell'ufficio come ausiliario nel 2009, per poi ricevere la nomina l'anno successivo. Per lui, il passaporto svizzero è arrivato nel 2011. Avrebbe parzialmente ammesso i fatti, ma contestato le accuse. La coetanea, arrestata ieri in mattinata, ex impiegata del medesimo ufficio, sarebbe la sua compagna. A sottrarre il materiale dall'ufficio, per poi falsificare i permessi, sarebbe stata la più giovane del gruppo, una 23enne ex stagista, che è stata legata sentimentalmente al 27enne turco finito anch'egli nell'inchiesta. La ragazza però sostiene che, nonostante i furti, i piani non sono mai stati messi in atto, e che l'idea sarebbe stata dell'ex compagno (che invece accusa lei). Una situazione, dunque, che si sta delineando agli occhi degli inquirenti, ma che probabilmente necessiterà di tempo per essere chiarita nei dettagli, per capire davvero rapporti, colpe e se la linea di confine fra volontà ed esecuzione del piano sia stata varcata, e eventualmente in quante circostanze.
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