Lo stesso UP ha appunto scritto al Consiglio di Stato. Ritiene valida un’unica nota protocollare, mentre l’altra, quella che in soldoni prevede per ogni consigliere, 300 franchi al mese per le spese telefoniche, due mesi di salario extra e un dono non soggetto a imposta del valore fino a 10’000 franchi, è attualmente senza base legale, e lo fa notare. Quindi, l’Ufficio Presidenziale non domanda la sospensione di questi rimborsi, ma neppure incoraggia a continuare a elargirli, e insiste sulla necessità di trovare una soluzione in tempi brevi a un caso che, scoppiato dopo delle domande di Pronzini, è scappato di mano a tutti.