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09.02.2024 - 11:280
Aggiornamento: 17:31

Regazzi a tutto campo: i cacciatori sono di destra? Gli ‘ambientalisti talebani’, gli screzi con Zali, le ‘pecore nere’…

Il Consigliere agli Stati lascia dopo 13 anni la presidenza della Federazione ticinese cacciatori. "Ci sono meno cacciatori in Ticino e non vedo una possibile inversione di tendenza. Tra gli ambientalisti ci sono i ragionevoli e i talebani"

BELLINZONA - I cacciatori sono tendenzialmente di centro-destra, pur senza voler creare degli steccati politici. Con gli ambientalisti i rapporti dipendono dal modo in cui essi si pongono, se aperti al dialogo o meno, mentre con Claudio Zali e il suo Dipartimento si sono stabilizzati, dopo alcuni screzi. Fabio Regazzi dopo 13 anni lascia la presidenza della Federazione ticinese dei cacciatori, inconciliabile coi suoi impegni lavorativi e politici (è Consigliere agli Stati" e senza peli sulla lingua a liberatv.ch racconta in che direzione sta andando quella che per lui deve rimanere "una passionaccia".

Curiosa la domanda sull'appartenenza politica dei cacciatori. "Io sono da 13 anni a Berna dove abbiamo un Gruppo parlamentare caccia e ho conosciuto solo un deputato socialista cacciatore mentre tutti gli altri provengono dai cosiddetti partiti borghesi e in particolare dal mio partito. Nella base ci sono invece anche alcuni cacciatori che votano a sinistra: ne conosco alcuni del PS mentre non me ne risultano fra i Verdi, a meno che la collega Gysin non cambi idea quando verrà a caccia con me, ma ne dubito. Quindi sì, penso che possiamo tranquillamente affermare che i cacciatori tendenzialmente si collochino al centro-destra. Comunque, la caccia è trasversale alla politica e di regola nell’espressione del voto molti cacciatori tendono a premiare i candidati che condividono la loro stessa passione, indipendentemente dal partito". L'invito a Gysin, seppur ironico, è lanciato...

E a proposito di ambientalisti, per Regazzi si distinguono in "ragionevoli che riconoscono che la caccia ha una sua giustificazione" e "talebani, accecati dall’ideologia protezionista portata all’estremo che non sono nemmeno disposti ad entrare in materia sul tema caccia. Se con i primi si può discutere, dialogare e confrontarsi, con i secondi, che a mio avviso sono comunque una minoranza, è inutile perdere tempo".

Per quanto concerne il Dipartimento del territorio, "In effetti in passato ci sono stati alcuni screzi, sfociati nella decisione per noi incomprensibile di chiudere la caccia alla pernice bianca. Al di là della questione di merito, sulla quale saremmo stati pronti a discutere, abbiamo percepito questa decisione come una mancanza di rispetto nei nostri confronti soprattutto per le modalità e le tempistiche con cui è stata adottata. Si è trattato di uno strappo che inevitabilmente ha lasciato qualche scoria ma io sono uno che preferisce guardare avanti. Da allora comunque i rapporti si sono stabilizzati e sono improntati alla cordialità. La mia speranza, anche se non sarò più presidente, è che il Capo del Dipartimento cerchi il dialogo con i vertici della Federazione per qualsiasi tema che concerne la caccia: la nostra porta è sempre aperta! Con l’Ufficio caccia e pesca, che rimane il nostro interlocutore principale, i rapporti sono addirittura migliorati e posso davvero dire che in generale, pur nel rispetto dei reciproci ruoli, collaboriamo in modo molto costruttivo alla ricerca di soluzioni condivise e questo modo di lavorare produce ottimi risultati".

Sebbene in Ticino si sia ancora privilegati, a suo dire, l'eccessiva regolamentazione sta facendo diminuire il numero di cacciatori, soprattutto nella caccia alta. Non vede, al momento, una possibile inversione di tendenza. Al netto di qualche pecora nera, è invece sotto controllo il fenomeno dei bracconieri. 

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