“A mio parere" spiega "la questione va valutata su tre livelli. Parlo da osservatore esterno, sia chiaro, ma che conosce bene la realtà ospedaliera, e faccio astrazione dal caso attuale, che neppure conosco. Il primo è quello dell’operatività e dell’efficienza di un servizio ospedaliero. È vero che discipline e specializzazioni mediche diverse possono avere delle necessità di diverse prontezze d'intervento. Ma é indubbio innanzitutto che l’aspetto della prontezza d'intervento é importante. Inoltre occorre considerare anche che ogni servizio ospedaliero interagisce in modo approfondito e strutturato con numerosi altri servizi e reparti che compongono quella realtà complessa che é un ospedale. Per questo ritengo sia importante che i quadri medici - dunque, primari, vice-primari e capi servizio -, risiedano in un raggio di pochi chilometri dall’ospedale in cui lavorano. In passato, quando assumevamo un quadro medico negli ospedali che fanno parte dell'Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli, chiedevamo dunque regolarmente la residenza in un raggio molto vicino, un raggio regionale, per intenderci”.