IL BLOG DI DON GIANFRANCO
Don Feliciani: "L'idolatria del denaro e la globalizzazione dell'indifferenza"
“Dentro il trambusto del mondo, del correre sfrenato delle persone, della smania di sempre più tecnica, di sempre più benessere e divertimento, l’uomo finisce per sentirsi esaurito, confuso e terribilmente solo!”

di Don Gianfranco Feliciani

Oggi si parla tanto dell’individualismo come di un atteggiamento tipico della società in cui viviamo. Impossibile ignorarlo: si direbbe che stiamo per diventare tutti come degli estranei. Questo fenomeno, che oggi appare evidentissimo e che giustamente finisce per inquietarci e anche per spaventarci, viene definito dagli specialisti con i termini di “omologazione” e “massificazione”.

In parole semplici: dentro il trambusto del mondo e delle sue mille sollecitazioni, del correre sfrenato delle persone, della smania di sempre più tecnica, di sempre più benessere e sempre più divertimento, l’uomo finisce per sentirsi esaurito, confuso e terribilmente solo!

Questo fenomeno minaccia di travolgere le identità personali per annullarle dentro un magma indifferenziato, regolato soltanto dalle logiche del consumismo e delle mode, che hanno come scopo primario non più il bene integrale dell’uomo, ma il guadagno e il profitto. Rischia così di imporsi sempre più una logica egoistica, che inevitabilmente spinge gli individui ad affermarsi in modo aggressivo nel tentativo di sopraffarsi a vicenda.

Papa Francesco non si stanca di metterci in guarda da quella che definisce senza mezzi termini: “idolatria del denaro”, “economia che uccide” e “globalizzazione dell’indifferenza”. Come possiamo reagire e andare controcorrente? Madre Teresa di Calcutta non era una sociologa, ma più di tutti ha saputo capire, perché l’ha toccato con mano, il problema dell’indifferenza e della solitudine. Diceva: “La peggiore malattia è il sentirsi non desiderati né amati, il sentirsi abbandonati. La medicina può far guarire le malattie del corpo, ma l’unica cura per la solitudine e la disperazione è l’amore. Si muore di fame, ma si muore molto di più per mancanza d’amore”. Può sembrare strano, ma la cosa che Madre Teresa raccomandava con più insistenza alle sue suore quando affrontavano la miseria più nera… era il sorriso! Ma un sorriso sincero e impegnativo, e non artificioso e di circostanza. Un sorriso cioè che è il segno della volontà concreta di farsi carico della situazione di sofferenza dell’altro. Nel linguaggio cristiano questo atteggiamento è precisamente lo stile dell’incarnazione: Gesù è il sorriso di Dio all’umanità! Dio infatti non si è accontentato di aiutare l’uomo offrendogli dei doni, ma facendosi lui stesso Dono, fino al dono supremo di quella passione d’amore che l’ha portato alla Croce e alla Risurrezione. E se per sconfiggere l’individualismo dilagante cominciassimo anche noi a sorridere così al nostro prossimo?

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