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15.05.2017 - 16:030
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Una petizione per le Poste: Ghisolfi non si arrende e lancia una sottoscrizione online

La sindacalista transfair ha utilizzato il noto sito change.org, e in poche ore ha raccolto circa 165 adesioni. Il testo è indirizzato agli organi della politica federale e alla Posta

BELLINZONA – Per il momento, non sono bastati atti parlamentari, proteste in pazza, neppure il Gran Consiglio che si è espresso all’unanimità: la Posta continua a operare la sua politica di chiusura degli uffici postali.

Nadia Ghisolfi non si arrende, e lancia una petizione online. “La raccolta firme vuole andare al di la dei partiti, dei sindacati e dei movimenti politici. È libera per chiunque ritiene che il servizio pubblico offerto deve continuare ad essere tale, anche nel senso dell’impiego di personale e nell’offerta capillare sul territorio”, scrive la sindacalista transfair.

E così il testo, diretto a Consiglio Federale, Consiglio degli Stati, Consiglio Nazionale e Posta Svizzer,a ha già raccolto circa 165 firme in poche ore, sintomo che il tema è sentito. Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto alcuni esempi di come gli uffici postali abbiano trovato nuova vita all’interno di negozi di paese (vedi Muggio e Caneggio) o ex cancellerie (vedi Capolago), un modo caldeggiato in particolare dal Partito Liberale, conscio che il ruolo della Posta è ormai cambiato.

La popolazione, in ogni caso, non si rassegna. La petizione di Ghisolfi si trova sul sito change.org, e recita:

“Si deplora la strategia messa in atto dalla Posta che mira di fatto ad uno smantellamento della rete di uffici postali con il relativo licenziamento del personale occupato.
La politica deve dire STOP a questa linea distruttiva adottata dalla Posta, che non farà altro che ripercuotersi sulla popolazione tutta con disservizi, disoccupati e maggiori costi a carico della comunità”.

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