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Cronaca
03.12.2017 - 17:590
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il Cantone non lascia e non... raddoppia. Bertoli, "il nostro impegno c'è. L'aeroporto va mantenuto ma non a tutti i costi"

Il presidente del Governo risponde alle domande degli ultimi giorni. La Lega appoggia Borradori che vuole salvare lo scalo, invitando anche l'economia a mettere mano al portafoglio. In diverse personalità auspicano l'intervento dei privati, Modenini: "pensiamo a Berna..."

LUGANO – “Il nostro impegno come Cantone c’è e ci sarà. Bisogna però capire che la nostra è una posizione, come dire?, di retrovia. Il Cantone non è presente in maniera importante nella Lugano Airport. Per quanto riguarda poi la politica del trasporto pubblico, le nostre priorità sono anche altre. A cominciare da ciò che ruota attorno alla viabilità, sino alla galleria di base del monte Ceneri che porterà importantissimi cambiamenti per il nostro territorio. E poi penso ai progetti che stiamo prevedendo per la regione di Lugano e ai piani  di trasporto legati ai programmi d’agglomerato”, dichiara Manuele Bertoli al Caffé. È la risposta che si attendevano un po’ tutti: lo aveva chiesto esplicitamente il PLR con Censi. Il Cantone intende uscire dall’azionariato dell’aeroporto?

No, dunque, ma nemmeno vuole impegnarsi ulteriormente. "Io spero che si possa mantenere un aeroporto per la Svizzera italiana. Sicuramente per la general aviation e se possibile con delle linee che abbiano un senso. Ma, ripeto, non a tutti i costi”. Insomma, se non si riuscisse a tenere aperto lo scalo, il Governo se ne farà una ragione.

La Lega, dal canto suo, appoggia l’idea del suo sindaco, Marco Borradori, di non mollare. “Noi sposiamo invece la linea della resistenza del sindaco Marco Borradori! L’aeroporto rappresenta un “atout” importante per il Ticino e per la Città di Lugano. Inoltre genera centinaia di posti di lavoro (ah già, ma ai kompagni interessano solo gli impieghi alla Pravda di Comano, che nemmeno sono a rischio). L’aviazione generale (ricconi con gli aerei privati che arrivano in Ticino e contribuiscono a far girare l’economia) è un segmento da coltivare, e che fa utili. Sicché, prima di affossare l’aeroporto, bisogna pensarci non due, ma duemila volte! Chiudere baracca equivarrebbe a gettare definitivamente nel water i soldi pubblici già investiti nella struttura. La rottamazione dello scalo è una via senza ritorno! La politica deve dunque impegnarsi per dare un futuro all’aeroporto, attirando nuove compagnie interessate ad operare su Lugano (e pare che ci siano) invece di metterle in fuga con un atteggiamento disfattista”, si legge sul foglio leghista. “Detto questo, anche il mondo economico e turistico, che giustamente sottolinea l’importanza dell’aeroporto, invece di limitarsi ai blabla potrebbe anche contribuire in modo più tangibile. Ad esempio mettendo mano al farcito portafoglio!”.

Il Caffè dal canto suo ha interpellato diverse personalità.

“Non c’è altra strada se non aprire agli investitori privati”, sostiene il direttore di AITI Stefano Modenini. Il privato è in grado di giudicare meglio di altri se l’aeroporto è un affare interessante e io credo che lo sia, e di renderlo redditizio. Una buona base di partenza sarebbe osservare quanto fatto a Berna-Belp, dove lo scalo è retto al 70% circa da investimenti privati. Non per puntare il dito solo contro l’ente pubblico, ma le strategie messe in atto negli ultimi anni non sono state efficaci".

"Bisogna insistere sui progetti con al centro l’aviazione privata d’affari, in modo da generare benefici operativi costanti ed essere così uno scalo attrattivo anche per i voli di linea", spiega a sua volta il presidente di Hotelleriesuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi. Lo scalo è basilare per il dufuto centro congressuale.

"Per mantenere alcuni voli di linea verso Zurigo e Ginevra e dare continuità a quelli stagionali è indispensabile puntare sulla cosiddetta aviazione generale, quella legata ai voli privati d’affari”, afferma Remigio Ratti, esperto di economia dei trasporti.

Mentre Franco Cavalli è pessimista, "l’ideale per il turismo dei congressi sarebbe avere un aeroporto con 4-5 collegamenti diretti verso le grandi capitali europe. Ma allo stato attuale delle cose mi sembra un’utopia. Spostarsi con il treno verso Zurigo e verso Malpensa sta diventando più efficiente. Poter raggiungere uno scalo intercontinentale in due ore circa è ormai normale per il congressista. Anche nelle grandi metropoli, dall’aeroporto al centro ci vuole almeno un’ora. Poi, certo, l’aeroporto di Lugano è sempre stato un arricchimento, ma temo che per i voli di linea abbia fatto il suo tempo".
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