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Cronaca
30.05.2018 - 12:150
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Giovani vittime di bullismo che ricorrono al suicidio, allontanati dalle famiglie, discriminati sul posto di lavoro: preghiamo per la comunità LGBT"

La Chiesa evangelica riformata e quella cattolica cristiana organizzano a loro volta una preghiera, alle 20 del primo giugno, ma questa volta non per "riparare" bensì a favore di chi è vittima di discriminazione. "Affinché le famiglie affrontino la situazione senza chiusura e le Chiese sappiano accogliere"

LUGANO – Pregare, ma non per riparare alla presunta offesa che si arreca celebrando il Pride, bensì per coloro che, a causa del fatto di amare qualcuno dello stesso sesso, di essere trans gender, di avere sentimenti e desideri diversi da quelli comunemente definiti dalla dottrina cristiana e da parte della società, rischiano una vita in isolamento.

Dopo Helvetia Christiana e il gruppo cattolico, che appare molto radicale dal suo blog, “Chiesa e Post Concilio”, che probabilmente senza chiedere alcun permesso ha organizzato una serie di eventi “di riparazione”, ecco qualcuno che desidera pregare per aiutare la comunità LGTB.

Si tratta della Chiesa evangelica riformata di Lugano e dalla Chiesa cattolica cristiana Svizzera in Ticino: il primo giugno alle 20 il ritrovo è presso la Chiesa evangelica riformata. Qual è lo scopo?

Il Corriere del Ticino ha interpellato il pastora Daniele Campoli. L’intento è usare la preghiera, strumento cristiano, per superare i pregiudizi di cui è ancora vittima chi ha un orientamento sessuale diverso. “Ci sono tanti giovani che sono vittime di bullismo e ricorrono al suicidio. Altri che sono scherniti e umiliati. Giovani che sono allontanati dalle famiglie. La società civile e i suoi legislatori devono fare il loro meglio affinché tutti siano accolti e che non ci siano pregiudiziali, per esempio, sul posto di lavoro”, ha spiegato Campoli.

“Preghiamo affinché le famiglie e i genitori sappiano affrontare la situazione senza chiusure e senza rompere i rapporti. Preghiamo affinché le chiese, che sono nate sotto il ‘segno’ evangelico della ‘cattolicità’, cioè quello di essere comunità aperte e accoglienti verso tutti, siano in grado ancora oggi di metterlo in pratica nelle sfide discriminanti che ci alienano gli uni dagli altri”, conclude
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