CRONACA
L'educazione sentimentale secondo Sgarbi: "Non sposatevi, può portare a violenza"
Per il critico "l'attività contrattuale che mette due persone di fronte al rapporto dell'utile determina violenze in caso che possono diventare odio e poi uxoricidio". A suo avviso, i migliori strumenti da usare coi giovani cono poesia e arte

ROMA - Ci si sposa per amore? No, il matrimonio rappresenta la fine dell'amore. La tesi, che è destinata a far discutere, dato che contiene un accenno a violenza e uxoricidi, è del sempre originale critico Vittorio Sgarbi. 

"Il matrimonio, che io guardo con molto sospetto, comincia ad esistere quando finisce l’amore: l’attività contrattuale che mette due persone di fronte al rapporto dell’utile determina delle violenze in casa che possono diventare odio e poi uxoricidio", scrive infatti. Più importante dell'atto di sposarsi per Sgarbi c'è la lealtà, "che nell’amore è un fatto fondamentale, perché uno deve fidarsi dell’altro. Il matrimonio, invece, è una forma di diffidenza. L’amore assoluto non presuppone un matrimonio. E di sicuro è meglio non sposarsi".

Come comportarsi dunque coi giovani? Quello dell'educazione sessuale o sentimentale è un tema su cui si dibatte molto, soprattutto dopo il femminicidio di Filippo Turetta ai danni dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Secondo il critico, "né la scuola, né la famiglia sono dei luoghi dove un giovane può apprendere l’educazione sessuale o sentimentale", ma in Italia c'è qualcosa in grado di aiutare: "Io credo piuttosto che l’educazione sia quella di sentire, come noi abbiamo specialmente in Italia, una quantità di arte e letteratura così alta che ci dà degli strumenti per sentirci migliori. Direi che l’educazione alla potenza della poesia e dell’arte sia la cosa più importante perché in famiglia e a scuola non ci sono degli strumenti obbligatori per l’educazione sentimentale".

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