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02.02.2018 - 09:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Altro che Checco Zalone... I Frontaliers sbarcano in Italia e preparano 'Catastrofe' e 'Apocalisse'!

In esclusiva, il regista Alberto Meroni ci svela che il film, andato oltre le più rosee aspettative ("un terzo di pubblico in più della previsione ottimistica") avrà non un solo seguito bensì due "Volevamo che italiani e svizzeri lo vedessero assieme, per la grande richiesta adesso passiamo la frontiera"

SOLETTA- I Frontaliers, dopo aver battuto anche Checco Zalone in Ticino, si preparano a sbarcare in Italia. Nel bel mezzo, il grande successo in Svizzera Interna. E poi? L’intervista col regista Alberto Meroni era stata pensata per un consuntivo e per parlare delle aspettative delle proiezioni italiane, ma poi è arrivato lo scoop… ovvero il futuro di Bussenghi e Bernasconi. Fans, siete pronti?

All’inizio non prevedevate di arrivare in Italia, vero?
“È un film che parla di una tematica che divide l’opinione pubblica. Noi volevamo unire e l’idea era di vederlo assieme, non gli italiani in Italia e gli svizzeri in Svizzera. Abbiamo provato a portare gli interessati da noi, ma erano talmente tanti che non siamo riusciti. Abbiamo dunque lavorato per portarlo di là, e non è facile, perché se il Ticino è piccolo la Lombardia è grande, bisogna coinvolgere gli esercenti, trovare un partner che ci creda. È stato facile convincere chi ha i cinema ed anche un distributore per portare il film, ci sono volute alcune settimane di lavoro. L’eco delle risate nel Ticino hanno convinto gli esercenti dall’altra parte. Ora bisogna impegnarsi per farlo sapere”.

Che reazione ti attendi?
“Spero la stessa osservata qui, visto che è un gioco di specchi in cui i ticinesi prendono in giro gli italiani e viceversa, e nessuno si offende ed anzi si immedesima in modo positivo. Almeno, così mi auguro. Conoscono meno Bussenghi e Bernasconi? No, c’è un grande seguito come qui, se non di più. Come qui, c’è il pubblico dei non conoscitori, che vengono attratti dal passaparola, che da noi è stato inaspettato”.

Hai già portato tuoi film in Italia? Che differenza c’è fra i due pubblichi?
“Ho portato il primo film della Palmira, non ha avuto lo stesso successo perché si parlava di un personaggio molto conosciuto nel Mendrisiotto, e si sono attirati quel migliaio di gente che la conosceva. Qui dai messaggi che riceviamo non si capisce se scrive un italiano o uno svizzero, anzi ci chiedono quando andiamo in località che a dire il vero non sapevo nemmeno esistessero”.

E com’è andata in Svizzera Interna?
“È andata bene. C’è stato molto più pubblico mosso dalla curiosità di chi voleva vedere una commedia esagerata, ed anche quello spinto dalla passione per l’italofonia e dal Ticino.  Mi aspettavo che i tedeschi ridessero di meno, invece se i ticinesi cominciavano a ridere alla seconda inquadratura, loro dalla prima. I francesi? Dalla seconda anche loro. Chiaro, la conoscenza della materia frontalierato è diversa, ma le risate sono stati univoche. Per questo penso che gli italiani rispondano allo stesso modo, essendo anche più coinvolti”.

Nessuno poteva immaginare risultati simili, oppure erano previsti?
“Da produttore avevo redatto una tabellina col risultato pessimo, quello realistico e l’ottimale. Siamo ben oltre l’ottimale, di quasi un terzo del pubblico”.

Adesso che cosa faranno i Frontaliers?
“Flavio Sala è impegnato col teatro. Adesso ci occupiamo della promozione, poi penseremo al seguito. L’obiettivo è uscire nel 2020…”

Ma nel frattempo ci sarà qualche sketch o il pubblico rimarrà senza Bussenghi e Bernasconi sino a lì?
“In realtà stiamo pensando a come fare di più. Se si vuol continuare non si deve deludere e fare passi indietro, abbiamo fatto qualcosa che ha funzionato, come si fa a fare di più? La storia ce l’abbiamo in testa, molto divertente. Non vedo l’ora di girarla. Per ora ci godiamo il Disaster, vuoto sarà solo il 2019, un anno di dieta ci sta! Poi arriverà Frontaliers Catastrofe e ci sarà un terzo capitolo, Frontaliers Apocalisse. Quando? Nel 2021, vorrei uscissero uno dopo l’altro e saranno girati assieme. Ovviamente, qualcosa dipende anche da No Billag…”

Paola Bernasconi
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