“Il sondaggio ci aveva fatto sperare in un 45% contro un 55%”, spiega. “Non si ambiva a vincere, ovvio, la campagna dei contrari, con l’ausilio della RSI era troppo forte, davvero troppo forte. Ha fatto passare un chiaro messaggio a cui i ticinesi hanno risposto. Siamo davanti a una mobilitazione straordinaria, se fossimo rimasti al numero di cittadini che di solito votano probabilmente il risultato sarebbe stato più appaiati. I contrari hanno saputo mobilitare una forza eccezionale, con la minaccia di far sparire la RSI: del tutto opinabile, dato che non si sapeva che cosa il Parlamento avrebbe attuato. Al di là di questo, come Comitato ci prendiamo il merito di aver accesso un dibattito. Non si discute più solo su quanto deve ammontare il canone ma del ruolo della SSR nel panorama mediatico svizzero, così come di quello delle altre realtà, siano essi i portali online o le tv, radio e giornali regionali. Ribadisco con forza che la pluralità mediatica la fanno tutti i media, non è una prerogativa della SSR, come non lo è l’informazione di qualità”.