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29.05.2018 - 11:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

1'500 persone per il Cardiocentro. "La proroga è inaccettabile, un modo di non affrontare i problemi. Siamo pronti al piano B". Ovvero, mandare i ticinesi alle urne

Una marea di gente, tra politici di ogni schieramento (con messaggi anche da Berna) e gente comune, ha affollato la manifestazione organizzata da "Grazie Cardiocentro". Bobbià parla di un piano alternativo che si sta perfezionando. Pare si vogliano raccogliere firme per far decidere la gente: e vista la mobilitazione...

PREGASSONA – Non si può ignorare tanta gente. Ne sono convinti tutti, da Marco Borradori a Tiziano Moccetti: la politica, ed anche l’EOC, dovranno tener conto delle 1'500 persone accorse in un lunedì piovoso, pieno di traffico, alla manifestazione organizzata dal gruppo di sostegno “Grazie Cardiocentro”, che annovera politici di ogni livello e partito, per l’autonomia dell’ospedale del cuore.

C’erano politici, Michele Bertini e il suo collega Roberto Badaracco, municipali, sindaci, consiglieri comunali, sindacalisti, personaggi quali l’ex capo della polizia di Lugano Jwan Weber, Mario Mantegazza, il vescovo emerito Pier Giacomo Grampa, Franco Lazzarotto, il procuratore capo Nicola Respini, senza contare una marea di gente comune, che al Cardiocentro magari si è curata o ha visto curati dei parenti, che semplicemente vuol difendere l’eccellenza luganese. Da Berna, Rocco Cattaneo, Marco Chiesa e Fabio Regazzi hanno inviato un messaggio.

“Se non arriveremo a una soluzione equilibrata sul piano istituzionale “ha detto il coordinatore del gruppo ‘Grazie Cardiocentro’ Edo Bobbià “ avremo pronto un ‘piano B’ che stiamo mettendo a punto con eminenti giuristi”. Che significherebbe far decidere ai ticinesi, raccogliendo firme e andando alle urne: vista la mobilitazione di ieri e di questo periodo, la politica non può non tenerne conto.

La speranza di tutti è di arrivare a un compromesso prima. Ma per Bobbià la possibile proroga non è la soluzione, “solo un espediente per non affrontare i problemi”. Il termine per capire se si riesce a venirsi incontro è settembre e ai promotori va bene, poi si vedrà. La proroga non piace nemmeno a Moccetti, “è inaccettabile. Serve una soluzione che tuteli la qualità delle cure, i nostri piani di sviluppo e i dipendenti. Chi pensa di comprarmi offrendo a mio figlio cinque anni in più alla direzione amministrativa del Cardiocentro si sbaglia. Non accetto queste ‘lenticchie di Esaù. E non mi interessa salvaguardare la mia posizione, a fine 2020 mi considero libero dalle promesse fatte a Zwick”.

Gli accordi prevedevano che entro 25 anni dalla fondazione ci sarebbe stata un’integrazione nell’EOC ma Tiziano Moccetti, papà dell’ospedale del cuore, racconta come Zwick, che lo aiutò a fondare la struttura, non era per nulla d’accordo, anzi. Ma poi venne accettato il patto, “diciamo che furono patti siglati con il coltello alla schiena: prendere o lasciare. Abbiamo accettato pensando ai pazienti che avremmo potuto aiutare, che abbiamo aiutato”, spiega.
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