Dall’altra parte della barricata Selvaggia Lucarelli: "Il piccolo Charlie non stava vivendo. Stava morendo. A sette mesi sopravviveva in terapia intensiva, intubato, senza poter fare più nulla che avesse a che fare con la vita di un bambino di sette mesi. A sette mesi i bambini cominciano a sorridere, mangiano le prime pappine, gattonano, hanno il loro giochino preferito. Charlie non era nulla di tutto questo. Era una creaturina gracile, immobile, sofferente e spacciata. Sì, spacciata. La sua malattia galoppava veloce e lo consumava giorno dopo giorno. Noi non siamo i genitori di Charlie. Abbiamo il dovere di rimanere lucidi. Nessuno ha deciso che Charlie doveva morire. Quello l'aveva già deciso quella natura ingiusta che punta il dito a caso.Qualcuno ha deciso che dovesse farlo senza soffrire più di quanto non avesse già sofferto. E soprattutto, qualcuno ha deciso che la famiglia non dovesse essere vittima due volte: di un natura infame e di un'illusione. Legittima, comprensibile, umana ma falsa. Come certi pipponi etici e moralistici di questi giorni, che non difendono la vita ad ogni costo, ma uno slogan ad ogni costo. E per me oggi #jesuischarlie ricorda un altro diritto: quello di morire con dignità. Ah, altra cosa. Dire che il bene dei figli lo decidono i genitori a prescindere è una scemenza. Ci sono un sacco di cose che non decidiamo noi per i nostri figli ma la legge (vaccini, scuola e così via) . E per il loro bene, che è superiore alla nostra volontà, alle nostre convinzioni, ai nostri capricci e perfino, come in questo caso, alla nostra ottusa speranza".