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15.02.2018 - 15:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Netto contrasto fra le celerità con cui si taglia nella socialità e la lentezza con cui si parla di cassa pensione dei cinque", il PS su bonus e pensioni. "Per ora prematuro chiedere il rimborso"

I socialisti hanno preso in considerazione la richiesta dell'MPS, ma per il momento preferiscono attendere. "Attendiamo le conclusioni di Noseda e chiediamo che il Controllo delle finanze si occupi del caso. Ma una discussione tra Governo e Parlamento sui benefit va fatto, così come sulle pensioni"

BELLINZONA – Era stato chiamato in causa da Pronzini, dato che anni fa chiese la restituzione dei bonus ricevuti, a suo avviso, senza base legale, ed ora il PS prende posizione sugli onorari dei Ministri, che tanto avevano fatto discutere.

“Il Gruppo parlamentare PS chiede chiarezza sulla questione dei rimborsi spese e sulla “buona uscita” dei Consiglieri di Stato. Gli stessi Consiglieri di Stato sono invitati a favorire, senza ritardarlo, il loro assoggettamento alla cassa pensione, così come avviene per tutti i dipendenti dello Stato”, si legge in una nota firmata dal capogruppo Durisch e dal presidente Righini.

Per il momento, però, il PS non scende in campo a fianco del Movimento per il Socialismo. “ Il Gruppo parlamentare socialista e il Partito Socialista hanno esaminato la proposta del MPS di avviare una procedura parlamentare per decidere un risarcimento da parte dei Consiglieri di Stato, ritenendola prematura. Infatti ha appreso che il procuratore generale (PG) John Noseda ha recentemente sentito il Presidente del Consiglio di Stato per chiarimenti. Il Gruppo socialista da un lato attende le decisioni del PG e dall’altro chiede all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e alla Commissione della gestione di incaricare il Controllo cantonale delle finanze di stilare un rapporto sulla problematica. Evidentemente, qualora dagli accertamenti del Controllo cantonale delle finanze dovesse risultare una situazione non conforme alla Legge, come già fatto in passato, valuteremo un’eventuale richiesta di risarcimento”.

Ma la questione interessa.

Viene ripercorso l’iter con cui si è arrivati alla situazione attuale: "Con una nota a protocollo del maggio 1999 il Governo aveva adottato un regolamento interno sui diritti di carica dei Consiglieri di Stato. In seguito a questa decisione il Gruppo parlamentare socialista, a settembre del 1999, inoltrava l’interrogazione “Chiarezza sui vantaggi e i rimborsi spesa dei consiglieri di Stato” (Raoul Ghisletta e cofirmatari). A seguito di ciò, nel 2005, il Gran Consiglio modificò l’art. 7 della Legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato, conferendo diritto ai Consiglieri di Stato al rimborso delle spese effettive inerenti all’esercizio della carica oppure ad un forfait per la copertura di queste spese; nel secondo caso il forfait e l’elenco delle spese da esso coperte sono soggetti all’approvazione da parte dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio (UP). Nel 2010 il Controllo cantonale delle finanze (CCF) ha segnalato che mancava ancora l’approvazione da parte dell’UP, approvazione che è avvenuta a dicembre 2011 sulla base di una nuova nota a protocollo un poco rivista rispetto a quella del 1999. Dopo ben 11 anni, un periodo decisamente troppo lungo, questa questione è stata finalmente regolata”.

Ma non è finita: “Senza alcuna approvazione da parte dell’UP, e priva di base legale, rimane tuttavia un’altra nota a protocollo, la quale stabilisce che alla fine del rapporto di lavoro il consigliere di Stato ha diritto a due mesi di stipendio e a un regalo per un valore fino a un massimo di 10'000.— franchi. Si tratta di un documento di cui l’UP e il Parlamento non erano a conoscenza. Il Gruppo parlamentare PS ritiene inaccettabile che i Consiglieri di Stato decidano la loro buona uscita senza sottoporla ad alcuno e che nella fattispecie occorra una base legale chiara”, da qui l’interrogazione.

Si arriva ad oggi. “Un’indispensabile discussione fra Governo e Parlamento su questo punto dovrà essere affrontata contemporaneamente all’annosa questione dell’assoggettamento dei Consiglieri di Stato alla cassa pensione, che attende ancora di essere implementata. Dovesse essere confermata l’assenza di basi legali per alcuni rimborsi spese, così come per la “buona uscita”, occorrerà porvi rimedio al più presto”: il PS si collega all’infinita discussione sulla cassa pensioni, che ha come ultimo capitolo il ricorso di Zali per riavere i soldi versati, circa 30-40 mila franchi in un paio d’anni, ovvero il 9% dello stipendio. Un ricorso motivato dal fatto che non è ancora stata definita una vera legge per assoggettare i Consiglieri di Stato alla cassa pensioni statale.

“Va evidenziato il netto contrasto tra le celerità con cui il Consiglio di Stato ha portato avanti i tagli alla socialità e alla politica famigliare, con la recente manovra di rientro finanziario, e la lentezza con cui è stato trattato il dossier riguardo ai rimborsi spese e alla cassa pensione dei Consiglieri di Stato”, sottolinea il Partito Socialista.
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