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17.05.2018 - 15:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La politica invoca soluzioni per i dipendenti. Ma non mancano le critiche, da Foa e le sinergie a ATG e Lombardi: "si sono fidati troppo di Publicitas". Intanto Amici della RSI...

L'associazione che tanto ha fatto nella campagna per No Billag lancia una raccolta fondi per sostenere i dipendenti del giornale. Il PS: "sconcerto per la drasticità e l'urgenza con cui la decisione è stata presa". ATG: "non hanno preso in considerazione l'idea di diventare un settimanale"

LUGANO – Anche il mondo del giornalismo e quello della politica sono dispiaciuti e hanno preso posizione in merito alla chiusura del Giornale del Popolo.

Fra i colleghi, tutti, chi più chi meno, se non ha un passato al GdP comunque conosce e stima chi all’improvviso ha perso il lavoro. Anche i “rivali”, che sino a poco tempo fa, il 31 dicembre dello scorso anno, quando il quotidiano della Curia decise di andare avanti da solo, erano uniti, si rammaricano. A ticinonews.ch il Ceo del Gruppo Corriere del Ticino Marcello Foa ha detto che “la scomparsa del GdP costituisce una perdita per l’editoria e per la cultura ticinese. Ne siamo profondamente rammaricati e in questo momento il nostro pensiero va ai dipendenti del giornale che perdono il posto di lavoro". Ha sottolineato (e di certo non a caso…) che le sinergie a suo avviso siano la strada giusta, ed è convinto che il fallimento di Publicitas creerà altri scompensi.

L’ex direttore e’attuale presidente di TeleTicino, Radio 3i e MediaTI web Filippo Lombardi ai microfoni di tio.ch ha detto che “un po’ me lo aspettavo. Qualche tempo fa il GdP ha scelto di rompere la collaborazione col Corriere del Ticino e di camminare con le proprie gambe. Riponendo molte aspettative in Publicitas. E chi conosce il mercato dei media sa benissimo che Publicitas navigava in cattive acque già da qualche anno. Davvero non capisco perché l’editore abbia optato per questa soluzione. Una situazione simile era prevedibile”.

Il responsabile della promozione in antenna RSI Sergio Savoia scrive che “un giornale che muore è una bruttissima notizia. Un abbraccio è tutta la mia solidarietà ai giornalisti e ai collaboratori del GdP”.

L’ATG critica "il modo con cui è stata gestita la crisi del giornale da parte dell’editore, che non ha voluto entrare in merito all’ipotesi di trasformazione del quotidiano in settimanale e che nelle scorse settimane non ha coinvolto la direzione e i giornalisti nella ricerca di altre soluzioni. Saremo a fianco dei colleghi nella ricerca di valide soluzioni: esiste l'obbligo di presentare un piano sociale”, e chiede a eventuali sostenitori di farsi avanti.

Anche gli Amici della RSI, in prima fila nella campagna che poi ha aiutato a bocciare No Billag, lanciano una raccolta fondi “che potranno essere destinati a sostenere i dipendenti del Giornale del Popolo in questo momento particolarmente difficile”.

Il PPD in un comunicato “esprime profonda tristezza per l'annunciata chiusura del Giornale del Popolo. Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno innanzitutto a tutti i collaboratori e alla Direzione del giornale, nonché a quanti – negli anni – hanno creduto e lavorato per il GdP La speranza è che si trovino soluzioni a favore degli attuali dipendenti del giornale, ai quali va tutto il nostro sostegno”. Verrà a mancare, prosegue la nota, “una voce sempre attenta sia ai grandi temi cantonali, nazionali e internazionali sia alle piccole realtà locali e alle loro tradizioni, auspica che la società civile sappia trovare nuove forme per continuare a testimoniare con autorevolezza il valore dell'immenso patrimonio etico-culturale costituito dalle radici cristiane del nostro Paese”.

Anche il Partito Socialista si è fatto sentire, chiedendo alla Curia risposte in tempi rapidi. “È importante che venga al più presto definita una soluzione sociale destinata alla trentina di dipendenti del Giornale del Popolo colpiti dalla chiusura: il PS invita perciò l’editore, i sindacati e l’insieme delle autorità competenti ad attivarsi quanto prima e impegnarsi per elaborare un solido piano sociale. La chiusura della storica testata giornalistica causa tristezza ma anche sconcerto per la drasticità e l’urgenza con cui questa decisione è stata presa: la pubblicazione del Giornale del Popolo cesserà già il 19 maggio, dopo l’odierno deposito dei bilanci presso la Pretura di Lugano. Una situazione che colpisce duramente l’insieme dei dipendenti del Giornale del Popolo a cui vanno fornite al più presto delle risposte e delle soluzioni”.  I socialisti sono anch’essi solidali e appoggiano coloro che hanno perso il lavoro, e parlano di “una grave perdita per l’editoria ticinese e un duro colpo per la pluralità dell’informazione, della stampa e dei media”.

Sui social si sono espressi diversi politici, a partire dai Ministri Paolo Beltraminelli e Manuele Bertoli.

“La notizia della chiusura del Giornale del Popolo mi rende triste. In Ticino mancherà una storica, ascoltata e autorevole presenza, che si interessava delle cose grandi ma dava voce anche al territorio, al popolo e agli ultimi con vero spirito cristiano. Sono vicino ai collaboratori ringraziandoli per il loro appassionato lavoro”, ha scritto il ppidino, mentre il socialista apprende “della decisione di depositare il bilancio del Giornale del Popolo. È una notizia che mi rattrista in primis per i giornalisti e le giornaliste, il personale impiegato e le loro famiglie, persone per le quali auspico che venga fatto il possibile almeno per attuare un piano sociale. Persone che ho avuto modo di conoscere poco prima di Natale quando ho visitato la redazione e incontrato la direttrice. Il dispiacere è anche per una testata che fa parte della storia dell’editoria ticinese e che contribuisce con la sua voce da quasi un secolo alla pluralità dell’informazione. Ogni azienda in difficoltà che si trova a dover chiudere è una ferita economica e sociale per il nostro territorio, ma un media che si spegne rende più fragile anche la nostra democrazia”.
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