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18.05.2018 - 12:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

L'omaggio dei 'rivali'. Pontiggia rimpiange la voce cattolica, Caratti riflette sui tempi moderni dei media

Fra colleghi alla fine ci si conosce tutti, ci si vede a conferenze stampe e eventi, ci si rubano gli "scoop", ma a tutti dispiace quanto accaduto al Giornale del Popolo. Caratti: "non è un caso che anche i partiti abbiano espresso solidarietà: negli ultimi 20-30 anni hanno visto spegnersi i loro megafoni"

BELLINZONA – Malgrado le rivalità, la voglia di accaparrarsi lettori in più, inevitabilmente a danno di altre testate, nessuno può gioire per la chiusura del Giornale del Popolo. Alla fine, il mondo del giornalismo, come molti altri, è piccolo: ci si conosce tutti, ci si è incontrati alle conferenze stampa, negli stadi, sui luoghi degli accadimenti, ci si “rubati” scoop, qualche volta ci si è anche aiutati. Si conoscono quasi tutti i volti dei colleghi, altri solo per nome, però il dispiacere la fa da padrone.

E lo confermano anche gli editoriali di Matteo Caratti su La Regione e di Fabio Pontiggia sul Corriere del Ticino, che parla della visione cattolica che veniva riportata dal GdP.

Caratti, oltre a esprimere il dispiacere, riflette sul momento vissuto dalla stampa, non solo in Ticino. “Non è un caso che nelle redazioni siano giunte reazioni di stupore e solidarietà anche da parte dei diversi gruppi politici. Partiti che negli ultimi 20-30 anni hanno visto pure loro spegnersi gloriosi megafoni per lasciare spazio a settimanali e mensili che vengono a qualche tempo abbinati a moderne forme di comunicazione attraverso i social”. Insomma, segni dei tempi che cambiano, “che hanno finito per favorire le testate indipendenti e chi è in grado di muoversi bene in rete e sul fronte dell’online e dei social”.
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